Cambio lavoro

6 Giugno 2008

E mi rilancio professionalmente nel settore prostituzione: mi rimangono solo da decidere il colore della parrucca e la zona da battere frequentare.

Probabilmente è l’unico modo per risolvere a monte il problema degli studi di settore (UG66U nel mio caso): ho un utile del 57%, secondo Gerico 2008 sono coerente e ho una “normalità coerente”, ma essendo NON CONGRUO dovrei adeguarmi dichiarando un maggior ricavo di 14.000€, pari a un +35% del mio intero fatturato per l’anno 2007 (ché si sa, l’economia tira da bestia negli ultimi anni).

Nel dubbio comincio a preparare il lanciafiamme da usare in sede di accertamento.


Tasse allo sbando

6 Luglio 2007

Facciamo un riassuntino dell’attuale (ridicola) situazione delle tasse in Italia: è in carica il governo Prodi, oggi è il 6 luglio 2007.

Nell’ultima finanziaria si era stabilito di unificare le date per il pagamento delle tasse: la prima scadenza al 16 giugno 2007, la seconda (con maggiorazione dello 0.40%) al 16 luglio 2007, invio telematico al 31 luglio 2007.

Si era anche deciso di ripristinare il preistorico allegato clienti-fornitori, da inviare telematicamente entro 60 giorni dalla presentazione della Comunicazione Dati IVA: tradotto per i comuni mortali significa entro il 29 aprile. Dopo un balletto degno della migliore Carla Fracci, la spedizione per gli elenchi relativi al 2006 è stata spostata al 15 ottobre 2007.

Poi si è verificata la diaspora delle scadenze per l’invio telematico: in questo preciso istante nemmeno Padoa Schioppa conosce con precisione quando vanno inviate le dichiarazioni. Ci sono almeno 3 scadenze (31 luglio, 10 settembre, 25 settembre), voci di corridoio parlano di una data unificata ad ottobre. Giusto per la cronaca: anche il mio cane sapeva che la data unificata del 31 luglio era pura utopia, e non è laureato in economia e commercio.

Subito dopo si è verificato il caos sulle scadenze per il pagamento delle tasse: la scadenza del 16 giugno è stata spostata al 9 di luglio, quella del 16 luglio al 9 agosto.

Non contenti in questi giorni stanno discutendo un disegno di legge che cambia le modalità di calcolo per la determinazione del reddito: peccato che siano andati sotto al Senato, e non è dato sapere come andrà a finire.

Tempo fa esprimevo la mia disapprovazione per le scelte del governo Prodi sul discorso della deducibilità degli automezzi: nel nuovo disegno di legge si parla di riportare al 20% la deducibilità relativa all’anno 2006 per le aziende, la metà di quella prevista per il 2007 (40%).

Ora mi chiedo: ma questa gente ha presente cosa significa una decisione simile all’alba del 6 di luglio? Significa ricalcolare bilanci, rideterminare redditi, rifare gli studi di settore, senza contare le buste paga dei dipendenti con macchina aziendale: ma questi signori lo sanno che le SRL hanno già depositato i bilanci? A questo punto arriverà un’altra proroga per la scadenze del 9 luglio e una carretta di bestemmie da parte di consulenti del lavoro, ragionieri e dottori commercialisti.

Perché questa decisione tardiva di intervenire sulla deducibilità? I casi sono due:

  • sentite tremare la cadrega (seggiolina) sotto al culo (scusate per il “sotto”), state cercando di mettere mano ai danni fatti e recuperare consensi/credibilità (ma è troppo tardi)
  • avete sbagliato di nuovo a fare i conti, sovrastimando l’impatto della decisione dell’Unione Europea sulla detraibilità dell’IVA

L’unica certezza è che in questo momento ci sono degli incompetenti al governo, mi domando con che coraggio si possa ancora difenderli. D’altronde cosa ci si può aspettare da un governo che considera i futuri introiti della lotta all’evasione come una voce di bilancio sicura? Tanto vale basare i miei bilanci familiari sui gratta&vinci.

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Mi chiedo quanti dei lettori che lavorano in proprio abbiano già dato un’occhiata ai nuovi studi di settore 2007. Se non l’avete ancora fatto, vi avviso che per il 2007 sarà un’ecatombe.

Dopo aver perso 3 ore per compilare le diverse centinaia di punti del mio studio di settore (TG66U), scopro che secondo l’attuale governo dovrei guadagnare circa 6.000 euro in più all’anno; tecnicamente quei 6.000 euro si chiamano “maggior reddito da dichiarare”, a casa mia si chiamano furto. E non mi vengano a dire che è colpa dei governi precedenti e dei buchi (a proposito, che fine ha fatto il buco?), perché la revisione degli studi di settore è stata fatta dal governo Prodi con un intento preciso: fare cassa, alla faccia dei principi di equità.

Vediamo di capire a grandi linee cosa sono gli studi di settore: alla fine dell’anno ho fatturato una determinata cifra, tolgo i costi e ottengo un utile. Su questo utile vado a calcolare le tasse da pagare (per semplicità lasciamo fuori dal discorso ulteriori detrazioni e deduzioni): nel mio caso l’utile è del 65%.
Lo studio di settore ti sommerge di domande relative al tuo lavoro (quanti clienti hai, valore dei beni strumentali, dove sono situati i clienti, tipo di lavoro, ecc. ecc.) e in base a questi parametri calcola se quanto dichiarato è:

  • congruo: il valore dichiarato è adeguato al valore puntuale calcolato tramite il motore di calcolo Gerico
  • coerente: vengono valutati alcuni indicatori economici e il loro valore deve collocarsi all’interno di un intervallo; un valore superiore o inferiore ai range calcolati porteranno alla non coerenza

Il mio studio di settore non è congruo, per cui lo Stato sostiene che dovrei guadagnare circa 6.000 euro in più: in pratica dovrei dichiarare circa il 15% in più di quello effettivamente guadagnato. A questo punto le strade possibili sono due:

  • adeguarsi pagando le tasse sul maggior reddito da dichiarare. In pratica ammetto la colpa (ho guadagnato più di quello che stavo dichiarando) e mi preparo ad utilizzare il “nuovo reddito” come base per l’anno successivo. Negli anni precedenti l’adeguamento comportava l’impossibilità dell’Agenzia delle Entrate di effettuare un controllo senza ulteriori basi documentali (non potevano controllarmi solo perché avevo scelto di adeguarmi); mi sembra di aver capito che per il 2007 anche questo aspetto sia cambiato ma non trovo riferimenti in proposito.
  • non adeguarsi e prepararsi all’accertamento fiscale (accertamento induttivo)

Dal momento che da queste parti si fattura anche l’aria che si respira si opterà senza indugi per la seconda strada, con la certezza che i simpatici accertatori troveranno comunque qualcosa di non corretto nella mia contabilità. Ammesso che vengano a controllare, visto che gli uffici dell’Agenzia delle Entrate sono già oggi nel caos più totale.

Naturalmente sarò in buona compagnia:

A causa degli indicatori di normalità economica la congruità agli studi di settore molte volte viene a mancare. In molti casi dimezza i contribuenti in regola, gli adeguamenti si aggirerebbero intorno agli 11-12 mila euro. Sono questi i primi dati emersi dalle applicazioni del software Gerico. Anche l’Agenzia delle Entrate promette una certa flessibilità nell’affrontare i singoli casi, prevedendo comunque un elevato numero di interventi di accertamento.

Dalle mie parti, scusate il francesismo, questo si chiama “lavorare con il culo”, attività in cui l’attuale governo eccelle (esempio).

Sinceramente la situazione sta diventando insostenibile: se il clima è questo tanto vale fare il lavoratore a progetto, togliersi dalle scatole contabilità, IVA e dichiarazioni, e cominciare a lavorare in nero.

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Il 6 dicembre l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato una circolare in cui vengono individuati i veicoli che, anche se immatricolati ed adattati ad autocarro, consentono il trasporto privato di persone. In parole povere significa che questi veicoli vengono accomunati fiscalmente ai normali autoveicoli: deducibilità zero per le ditte, 25% per i professionisti (in questa pagina della ConfCommercio di Udine trovate tutti i dettagli sul provvedimento).

Faccio solo notare una cosa: il coefficiente discriminante è calcolato dividendo la potenza in kw per la portata espressa in tonnellate,ossia è direttamente proporzionale alla potenza del motore. Cosa significa? Significa che un 3000cc turbo a benzina ha più probabilità di oltrepassare la soglia di 180 rispetto ad un diesel 1500cc, oppure che una Opel Zafira con motore da 110KW è fiscalmente un autocarro e quella con motore da 74KW (sicuramente meno inquinante) no.

Sempre peggio…

Mea culpa! Mi sono riletto con calma la legge e la pagina indicata: in realtà è l’esatto contrario rispetto a quanto avevo scritto! Pur non avendo grande fiducia nell’attuale governo, mi sembrava strano che favorissero auto con cilindrate assurde…

Il coefficiente è sì direttamente proporzionale alla cilindrata, ma i mezzi penalizzati sono quelli che superano il valore 180, non quelli al di sotto della soglia!

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Entriamo nel dettaglio: ecco i nuovi limite di deduzione confrontati con i vecchi.

Utilizzati solo come strumentali nell’attività propria dell’impresa

Fino al 2005: deducibilità integrale (100%) di tutti i costi
Dal 2006: deducibilità integrale (100%) di tutti i costi

A uso pubblico

Fino al 2005: deducibilità integrale (100%) di tutti i costi
Dal 2006: deducibilità integrale (100%) di tutti i costi

In uso promiscuo ai dipendenti per la maggior parte del periodo d’imposta

Fino al 2005: deducibilità integrale (100%) di tutti i costi
Dal 2006: deducibilità integrale fino all’importo che costituisce il reddito di lavoro (fringe benefit) a prescindere dalla durata dell’uso promiscuo

Utilizzato da agenti

Fino al 2005: deducibilità dei costi nella misura dell’80% e fino al limite di €25.822,84. Regole proporzionali al limite di costo per il leasing ed entro limiti fissi per locazione e noleggio
Dal 2006: deducibilità dei costi nella misura dell’80% e fino al limite di €25.822,84. Regole proporzionali al limite di costo per il leasing ed entro limiti fissi per locazione e noleggio

Utilizzati nell’esercizio d’impresa in situazione diversa da quelle precedenti

Fino al 2005: deducibilità delle quote di ammortamento nella misura del 50% nei limiti del costo di €18.075,99; per canoni di leasing deducibilità proporzionale al limite di costo; per i canone di locazione e noleggio deducibilità fino a importi fissati dalla norma; deducibilità del 50% per le altre spese
Dal 2006: nessuna deducibilità

Utilizzati da artisti e professionisti

Fino al 2005: deducibiltà nei limiti indicati sopra per un solo veicolo o per un veicolo per ogni socio o associato
Dal 2006: deducibilità delle quote di ammortamento nella misura del 25% nei limiti del costo di €18.075,99; per canoni di leasing deducibilità proporzionale al limite di costo; per i canone di locazione e noleggio deducibilità fino a importi fissati dalla norma; deducibilità del 25% per le altre spese


La linea di questo insulso governo era chiara da tempo, ma quello che ho scoperto oggi è al limite della vergogna. Non è mia abitudine parlare di politica in questo blog, ma il fatto stesso che abbia scoperto questo fatto dopo due settimane non è certamente sintomo di una “informazione” in mano all’opposizione.

Piccola premessa: io non sono un dipendente nè un professionista, ho una ditta individuale come, credo, molti dei lettori/tecnici di questo blog.

Altra doverosa premessa: per chi non lo sapesse un autonomo non ha diritto a ferie pagate, non ha la copertura per la malattia, non ha uno stipendio fisso, non ha tredicesime, quattordicesime, benefit, premi di produzione. Uno dei pochi vantaggi dell’essere autonomo è la possibilità di scaricare le spese legate all’esercizio della professione: tra queste l’acquisto di un’automobile e le relative spese di gestione (manutenzione, bollo, assicurazione).

Non che sia una cosa semplice: puoi scaricare fino a 18.075,99€ in cinque anni e tutte le altre spese vengono considerate come costo al 50%, iva indetraibile (vedi sotto).

Facciamo un esempio pratico: nel 2005 compri una macchina da 24.000€ e in un anno ci spendi 2400 € (bollo, assicurazione, carburante). Cominciamo a togliere l’iva (4400€, in realtà il discorso sarebbe più complesso per l’iva d’acquisto dell’automobile), restano 20.000€ per l’auto e 2000€: dei 20.000€ potrai scaricarne solo 18.075,99€, dei 2000€ solo la metà. Morale della favola: per il 2005 ti scarichi 3259,5 € e non recuperi un centesimo di IVA.

Il governo Prodi nelle ultime settimane si è preso una bella botta con la sentenza della corte Europea sulla indetraibilità dell’IVA sugli automezzi. Come ha reagito? Questa la prima reazione del geniale Visco:

Le ripercussioni finanziarie della sentenza della Corte di Giustizia europea sulla detraibilità dell’Iva relativa alle autovetture aziendali saranno di pesante entità e non eludibili. Sarà dunque inevitabile, perché non si creino scompensi ulteriori nell’equilibrio della finanza pubblica, individuare misure compensative equivalenti.

Il decreto legge n. 262/2006, contenente “Disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria” è stato pubblicato in sordina nella gazzetta ufficiale n.230 del 3.10.2006 (vedi tabella pubblicata su Il sole 24 ore del 6 ottobre e informativa fiscale SEAC n.224). Cosa contiene? Una mazzata da qualche miliardo di euro che colpisce, tanto per cambiare, le imprese, piccole o grandi che siano.

L’acquisto e le spese di gestione di un’automobile per un autonomo come il sottoscritto diventano completamente indeducibili (25% per i professionisti). Non è finita: il provvedimento ha valore retroattivo ed è valido per le spese sostenute nel 2006. Sbaglio oppure la retroattività è esclusa dallo Statuto dei diritti del contribuente?

All’art. 3 (“Efficacia temporale delle norme tributarie”) lo Statuto ribadisce il principio della efficacia non retroattiva delle disposizioni tributarie, che divengono efficaci solo dopo la loro emanazione.

L’irretroattività delle norme tributarie costituisce principio generale del nostro sistema tributario, come affermato più volte dalla Corte di Cassazione (Sentenza del 02/04/2003 n. 5015, Sentenza del 13/06/2002 n. 8415) che, con la Sentenza del 14/04/2004 n. 7080, ha riconosciuto l’intenzione del legislatore di attribuire ai principi espressi nelle disposizioni dello statuto, o desumibili da esso una rilevanza del tutto particolare nell’ambito della legislazione tributaria ed una sostanziale superiorità rispetto alle altre disposizioni vigenti in materia.

Caro sig. Prodi (o chi per lei): il mio giro d’affari non giustifica l’acquisto di una seconda macchina immatricolata autocarro da dedicare completamente all’attività (e quindi deducibile al 100%); nel 2006 mi sono comprato una moto per risparmiare tempo nei viaggi (45 minuti al giorno fanno sempre comodo) e spese di parcheggio (che assurdamente non posso nemmeno scaricare). Cosa devo fare secondo lei? Chiudere baracca? Andare a piedi dai clienti?

Invito tutti coloro che si trovano nella mia stessa situazione a diffondere il messaggio (e possibilmente smentirmi), sperando che qualcuno decida di cambiare un provvedimento che porterà molte piccole attività alla canna del gas.