Dell ascolta (controlla) i blogger?
15 Agosto 2007
A quanto pare sì, ma solo quelli che scrivono in inglese visto che hanno ignorato questo blog e sono finiti su questo.
Stamattina ho dato una controllata a LLOOGG e l’occhio è inevitabilmente cascato su uno strano referer: fusion.us.dell.com (più precisamente http://fusion.us.dell.com/Fusion/Core/update.aspx?id=7088301 )
Cosa fa il bravo blogger investigatore dagli occhi cisposi alle 6 di mattina? Visto che il sito non è raggiungibile, gli viene il dubbio che faccia parte di una intranet e si mette a cercare su Google alla ricerca di una risposta. Ecco un paio di risultati con la soluzione: Dell scandaglia il web alla ricerca di blogger alle prese con problemi con i propri computer, una persona in carne e ossa del customer care manda una mail per scoprire i motivi dell’insoddisfazione del cliente (ma non sempre risponde).
Piccola considerazione personale: forse i clienti sarebbero meno insoddisfatti se ricevessero i notebook che hanno già pagato 😉
Nel frattempo un rapido aggiornamento sul notebook disperso: sembra che i ritardi interessino non solo gli XPS M1330 ma anche gli Inspiron 1720. Giusto ieri ho ricevuto un SMS di un amico che sta subendo la mia stessa trafila: prima ESD in luglio, poi agosto, adesso settembre.
La settimana prossima spero di ricevere qualche informazione definitiva dal mio commerciale di riferimento.
Il mio WaveCamp
22 Luglio 2007
Eccomi qua, in accappatoio, nel naso l’odore psichedelico del cloro, PowerBook sul tavolo senza la copertura Wi-Fi di quel cacchio di router 3Com (urge una soluzione! Qualcuno mi invii un promo code foneroso 😛 ), a sfruttare l’ombra del gazebo in giardino per raccontarvi l’ennesimo incontro dell’italica blogopalla: il WaveCamp.
Venerdì pomeriggio partenza da casa alle 15.15 per andare al recupero di Mescaline, rinchiusa in un monastero del ‘500 con una folla di sconosciuti che avanzano pretese di parentela (il fatto che il monastero adesso sia un ristorante è un dettaglio insignificante). Già me la immagino in stile Duke Nukem 3D, con tutti gli invitati distesi a terra in un lago di sangue, un fucile nella mano destra e la testa della sposa che dondola nella sinistra.
Arrivo in questo luogo dimenticato da Dio e decido di aspettare 5 minuti prima di allertarla via SMS: passa 1 minuto e vedo un gruppetto di donne arrancare sulla salita del ristorante (l’avevo detto che il ristorante, da bravo ex-monastero, è in culo ai lupi arroccato su una collina?), in pieno sole, circa 37°. Sono nella pausa tra il “primo primo” e il “secondo primo”: praticamente una maratona culinaria che si protrarrà fino alle 20! Quasi quasi mi dispiace di averla sottratta a questo martirio e al suo tavolo “Gazzetta dello sport” 😛
Incrocio la signora mamma di Mescaline, che mi scruta e si convince parzialmente di non avere di fronte un maniaco pronto a rapirle la progenie. Nel frattempo M. si cambia come una novella Wonder Woman (o Clark Kent, ma non c’era la cabina telefonica) e si parte sulla pseudo-macchina: 37.5° sull’indicatore del cruscotto, aria condizionata piazzata in automatico sui 24°.
Ecco, della signorina M. bisognerebbe parlare per almeno un paio d’ore, ma ne uscirebbe una specie di santino, una gigantesca icona russa, per cui è meglio sorvolare. Potrei parlarvi della borsa, che i pantaloncini di Eta Beta gli fanno un baffo, oppure della quantità di cose viola che vivono e si riproducono nella succitata borsa.
Difficile trovare le parole per descrivere una gentile signorina che sente partire “Fear of the Dark” live dall’autoradio e dice “Andiamo sul classico!”, avendo capito immediatamente: a) Chi suona b) Quando è stata registrata c) Qual è il DVD da cui è presa d) Come era vestito Bruce Dickinson quel giorno 😀
A proposito: il film spazzatura con Ben Affleck e Uma Thurman era PayCheck 😉
Durante il viaggio, scrutando le prealpi gardesane avvolte dalla cappa di calore, M. pronuncia una frase che poi si rivelerà profetica: “Ma come fate ad orientarvi senza il mare?” Ecco, i genovesi senza il mare hanno il senso dell’orientamento di un pipistrello col casco.
Ci abbiamo messo quasi 4 ore per arrivare all’uscita di Sesto Fiorentino, complice coda lacustre in zona Desenzano e una barca in mezzo all’A1 (lo so, sembra la pubblicità della Q8, che ci posso fare?). Arrivati a Sesto Fiorentino è servita un’ora per riuscire a rintracciare i 4 soci genovesi, apparentemente non a proprio agio nell’individuare punti di riferimento umani e univocamente riconoscibili 😛
Lascio una sfiancata M. tra le braccia dei suoi soci (stava iniziando a parlare in terza persona alla Twitter) e mi avvio verso la casa di Iacopo, dove un Gioxx particolarmente affamato cercava di placare i morsi della fame addentando il mobilio. Si va a mangiare una pizza di dimensioni imbarazzanti, gelato e poi a casa per il giusto riposo del viaggiatore (siamo circa all’1.30 del mattino).
Giusto riposo ‘na sega: mi sono addormentato alle 2.30, coccolato da tempeste tropicali provocate da Air Gioxx™ (come spiegato a qualcuno la mattina successiva non avevamo l’aria condizionata ma l’aria gioxxata, e vorrei far presente che venerdì sera non ero biondo come lo sono ora), caldo torrido e zanzare talmente grosse da richiedere l’autorizzazione alla torre di controllo prima di entrare in camera.
Ore 5.30 sveglia, orologio biologico della cippa! Mi alzo, recupero Gandalf (il PowerBook) e me ne esco sul balcone a godermi i 20° del mattino. Alle 6, dopo aver controllato posta e feed, inizio e finisco “Grazie!” di Daniel Pennac.
Alle 7 siamo praticamente tutti svegli, ciononostante non riusciamo a muoverci da casa prima delle 8.30: Gioxx prima cazzeggia con Last.fm, poi passa al trucco lo stesso tempo di Valeria Marini. Piccola fermata in pasticceria per la colazione, poi un’altra ora di auto in direzione WaveCamp.
A questo punto vorrei spezzare una lancia nel fondoschiena dell’organizzazione di Italia Wave: le indicazioni per raggiungere il Wave sono le peggiori che io abbia mai incrociato! Si capisce dove sono i parcheggi, ma non si capisce dove razzo si trovi l’area dei concerti. Fatto sta che abbiamo lasciato le macchine ad un paio di chilometri dall’area in cui svolgeva il WaveCamp, un paio di chilometri da farsi sotto il sole cocente, accanto alla strada e in mezzo a terra sabbiosa che ti si infila in ogni dove.
Arriviamo e passiamo i tornelli dell’ingresso: un simpatico omino dotato di giubbetto catarifrangente ci arriva alle spalle e ci avvisa “Le borse!” Risposta sussurrata del conte™: “Col cazzo!” Poi si scopre che voleva guardare dentro alle borse, non tenersele come souvenir. Non soddisfatto produce un paio di battute sul fatto di tenersi le borse (dopo averne visto il contenuto), al che io fantastico sulla possibilità di fargli una rettoscopia con il 70-200mm+paraluce (e chi l’ha visto dal vivo capisce cosa significa).
Dopo avere attraversato il deserto del Gobi che si stende davanti al palco principale, si entra nell’area in cui si terrà il WaveCamp: sono quasi le 11 e non c’è molta vitalità, in sottofondo il sound-check di Vinicio Capossela che durerà per circa 4 ore. Si incontrano Dema, i genovesi redivivi (che a quanto pare hanno recuperato il senso dell’orientamento 😛 ), DelyMyth e socio, Stefano Vitta, Antonio Sofi che cerca di convincermi che l’etica del fotografo impone di non fotografare un collega, Elena con piccolo russo al seguito, una quantità di altre persone tale da saturare le sinapsi dei miei poveri neuroni.
I talk slittano alle 13.00: questo WaveCamp sarà all’insegna della qualità dei contenuti, non della quantità. Mi perdo il primo talk, troppo intento a sciogliermi con i 43° di quel Dolce forno Harbert che è il tendone in cui ci troviamo: le fonere vanno in shock termico, la lobby genovese torna in albergo per una pausa rigenerante, Gioxx regala ignoranza gratuita (ed è per questo che gli vogliamo bene).
Riesco a seguire l’interessantissimo talk di Stefano Quintarelli (a proposito, le slide ci sono da qualche parte?), quello dell’instancabile Luca Mascaro e quello dell’uomo Siae (Manlio Mallia, un nome perfetto per uno dei trentatre trentini). Eventuali riflessioni sugli argomenti trattati le riservo per la fase post-bollitura del mio cervello. Nel pomeriggio arrivano anche Alessio Jacona, cotto a puntino dal viaggio in moto e dagli addetti al parcheggio del Wave, Feba e Nicola Mattina.
Ore 18 e qualcosa, si decide di tornarsene a casa saltando la cena (l’ho detto che, a parte un calippo e 3 litri di acqua calda, ero a digiuno dalla brioche del mattino?). Peccato che il viaggio di ritorno sia stato molto più noioso di quello di andata.
Dimenticavo: in un solo giorno sono riuscito a compromettere la mia fama di asociale, garantendo la mia presenza al RomagnaCamp e al LostCamp di settembre.
Il noto pensatore
20 Maggio 2007
Dopo San JTheo, è il turno di eio
Che poi l’avevo pubblicata anche sul mio tumblr, ma ci è poca gente che lo legge quel coso…
P.S. se avete cinque minuti, contribuite come il sottoscritto al CanzonFincipit. Nel frattempo cerco di togliermi dalla testa l’immagine del libraio barbuto…
San JTheo
29 Aprile 2007
Sono una schiappa con fotosciopp, ma questa foto era troppo invitante…
Disponibili poster 2298x3456px
E via di populismo…
26 Luglio 2006
L’ultima uscita sul blog di Beppe Grillo:
E mi spiace scrivere i soliti luoghi comuni, ma in Italia le tasse vengono pagate solo dai dipendenti.
Premesso che io sono un autonomo e le tasse le pago (per il 2005 credo circa 7000 euro, probabilmente di più), mi piacerebbe far notare all’autore della lettera che:
- per un autonomo non esistono ferie e malattia; nelle ultime due settimane di riposo forzato non ho guadagnato un euro
- per un autonomo non esistono benefit riservati ai semplici operai e dipendenti come l’auto e il telefono aziendale
- un autonomo deve pagare contributi INPS, INAIL, diritti camerali e altre gabelle assortite
- un autonomo (normalmente) deve pagare qualcuno per la gestione della contabilità
- se un autonomo lavora con le aziende difficilmente lavora in nero: le aziende (normalmente) hanno bisogno di costi. Questo non significa che sia impossibile fare del nero o crearsi (inventarsi) dei costi, significa semplicemente che con i privati è tutto molto più semplice (vedi ad esempio i dentisti)
- il nero esiste anche tra i dipendenti (il “fuori busta”), senza considerare il doppio lavoro
A proposito, sembra che l’attuale governo abbia deciso di puntare sugli autonomi e sui liberi professionisti per tirar su qualche soldo. Sicuramente un modo veloce per evitare scontri con Cgil, Cisl e Uil e far contento il popolo.
E Grillo ci ricasca…
2 Luglio 2006
Nel suo ultimo post, parla di cellulari per cuocere le uova…
Alcuni ricercatori hanno messo un uovo in un portauovo di porcellana (buona conduttrice di calore) tra due cellulari. Quindi li hanno messo in comunicazione tenendoli accesi.
Nei primi 15 minuti non è cambiato nulla.
Dopo 25 minuti il guscio dell’uovo ha cominciato a scaldarsi.
Dopo 40 minuti la parte bianca dell’uovo era solida.
Dopo 65 minuti l’uovo era ben cotto.
“Alcuni ricercatori”? Chi, dove, ma soprattutto quando? Perché fa così schifo citare le fonti?
Cercando su Internet credo di aver individuato in questa pagina la fonte, considerando anche che si vede la stessa foto pubblicata sul blog di Grillo (qualcuno gli spieghi che allargando le immagini non si ottengono grandi risultati…). Cosa si scopre:
- si apprezza l’evidente aura scientifica dell’esperimento, visto che i due ricercatori usano due pacchetti di sigarette vuoti per sostenere i due telefoni cellulari ed un altro per il portauovo
- i due ricercatori in realtà sono due giornalisti russi della Pravda (ma non si capisce perché nella prima parte della pagina si parli di un gruppo di ricerca)
- non si capisce il legame tra due giornalisti russi ed un sito cinese (vedi scritta sulla foto)
- a cosa serve l’hi-fi dietro al portauovo?
All’ultima domanda si risponde leggendo queste istruzioni su Wimsey Weekend; se date un’occhiata al sito, vi renderete conto che non si tratta esattamente di una rivista scientifica.
Se avete tempo da perdere, date un’occhiata ai commenti su SlashDot: come sostiene uno di questi, perché usare due cellulari per cuocere un uovo quando posso farlo con l’alimentatore della XBox? 😛
E se ancora ci credete, leggete questo 😉