Il mio GhiradaBarcamp

23 Settembre 2007

Eccoci arrivati al momento del consueto resoconto post BarCamp, forse un po’ meno cazzaro del solito: per il sottoscritto si è trattato di un BarCamp un po’ atipico, considerando che ho deciso solo il venerdì mattina di partire per Treviso ignorando l’inquietante mole di lavoro arretrato. Fortuna ha voluto che venerdì mattina Lalui fosse online, per cui siamo anche riusciti ad organizzarci per il viaggio in compagnia.

Ci sarebbe da aprire un capitolo a parte su Luigina, l’unica bresciana che parla con spiccato accento centroamericano, venezuelano per la precisione, senza un preciso motivo. Voci di corridoio mormorano di un colpo in testa ricevuto in tenera età (vedi cronache di episodi recenti), il che spiegherebbe anche altre cose, tra cui i gusti musicali discutibili e gli improvvisi vuoti di memoria linguistici 😛

Partenza ore 8.30 da Desenzano, incredibilmente alle 10.10 eravamo già nel parcheggio della Ghirada. Lo spazio a disposizione è enorme: l’accoglienza avviene all’esterno, viene consegnato il badge e la classica borsa da barcamp, contenente cibo e bevande, penna-cappellino-maglietta, buoni colazione-spritz. Per il wi-fi ci sono user e password incollati dietro ad ogni badge (per ritirare il badge devi fornire i tuoi dati e il riferimento ad un documento di identità): soluzione semplice e da tenere in considerazione per il futuro. Chi vuole può iscriversi al pranzo pagando 10€, le immagini testimoniano l’abbondanza dei viveri a disposizione degli affamati barcamper. Peccato che quell’aguzzino di Pandemia ci abbia tenuti a stecchetto fino alle 13 passate con la sua presentazione 😛

La struttura delle sale è ideale: ci sono quattro stanze con proiettore e sedie in grado di accogliere comodamente 20-25 persone, con una porta che permette di chiudere fuori gran parte del rumore; tutte le sale danno su una stanza relax con poltrone e tavolini. Se non bastasse questa area relax, ci sono il bar, il ristorante, qualche ettaro di campi con erba color smeraldo e sole all’esterno. I complimenti agli organizzatori sono doverosi e quanto mai meritati.

Personalmente ho assistito a cinque presentazioni: quella di Gaspàr, quella di Gigi Cogo, le due di Luca Conti e quella di Salvatore Aranzulla, su cui magari tornerò in futuro. Alla fine, come sempre, le cose più interessanti escono nelle discussioni a margine della presentazione oppure durante la cena, dove non bisogna seguire il filo del discorso ma si parla del più e del meno a ruota libera, e dove insospettabili signorine sfoggiano url di siti poco raccomandabili e a me sconosciuti 😛

La sensazione è stata quella di un barcamp abbastanza atipico: pochi i blogger frequentatori abituali dei barcamp (peccato), tante persone semplicemente interessate alla tecnologia ma non blog-dotate, notevole presenza femminile. Se il Barcamp vuol essere un momento di incontro tra realtà diverse, direi che questo GhiradaBarcamp è stato un completo successo.

Dal punto di vista umano questo barcamp mi ha permesso di conoscere meglio alcune persone che avevo solo incrociato nei precedenti barcamp, Gaspar su tutti, di incrociare pazzi furiosi nonché fomentatori della folla durante i talk di Pandemia (chiedere a loro il perché del tag prstgr), conoscere una quasi vicina di casa, trovare vecchi amici e incontrarne di nuovi. Come sempre da questo punto di vista il bilancio è in netto attivo.

Episodi da segnalare: durante la cena sono riuscito a lavare il sottoscritto e Pasteris con una mezza litrata di acqua. Ovviamente la macchia si è piazzata in zona strategica, per cui sembravo un anziano blogger in preda a crisi di incontinenza. I tentativi di asciugare la chiazza non portavano beneficio, visto che a quel punto sembravo un anziano blogger dedito a pratiche onanistiche. Giusto il tempo di asciugarsi e Pasteris ha ben pensato di lavarmi nuovamente con la bottiglia di acqua: casualità o vendetta premeditata?

Oppure il sottoscritto e Gaspar che meditano di imboscare il notebook di Pandemia, lasciato incustodito prima della presentazione. Memori dei tempi lunghi necessari per fargli vedere il proiettore durante la presentazione mattutina, ci siamo benevolmente limitati a correggere la sua presentazione.

Partenza da Treviso verso le 22.30, arrivo in quel di Desenzano alle 0.40, complice uscita obbligatoria in quel di Padova Ovest e giro turistico nella campagna vicentina. La frase di lalui “Tanto ci mettiamo 1 ora e mezza” ha portato leggermente sfiga.

Praticamente ogni volta che mi muovo di sabato sera le autostrade aprono un cantiere, forse dovrei muovermi più spesso.

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Offesa 2.0

20 Settembre 2007

Qualcuno mi spiega perché ultimamente per offendere una persona blog-dotata gli si dà della blogstar?

In realtà la domanda che mi attanaglia è un’altra: esiste un albo delle blogstar? Ci sono della pagine gialle, una directory? Così, giusto per sapere da chi andare a mendicare un paio di link…

Già che sono sull’argomento “odia il blogger”, segnalo l’ennesima iniziativa raccatta-link: io sto sistematicamente segando dal feed-reader i blog che partecipano a quel contest, a voi non ve ne potrà fregare di meno ma tant’è 😉


Stamattina nella posta elettronica trovo un invito di Luca ad unirmi ad uno strano gruppo su FaceBook: Indigeni digitali. Non c’è che dire, il nome è strano ma basta guardare l’elenco degli officers, dal Corporate cerbottaniere al Generale dell’armata dei parapalle, per capire che si tratta di un bel gruppo di teste pensanti.

A quel punto sono sufficienti 5 minuti per capire cosa sta succedendo e farsi cadere un poco le braccia.

C’è chi si appropria del nome *Camp per organizzare un evento che nulla c’entra con un BarCamp, e per peggiorare la situazione decide pure di usare il Wiki ufficiale e il sito BarcampItalia.

Come conciliare questa frase

Sarà un momento di incontro per semplici utenti Internet e professionisti che vogliono approfondire i temi della sicurezza online e proporre nuove modalità di protezione dalla pirateria informatica.

E questa?

Ecco perchè così tanta gente, badate, gente normale (strano per un BarCamp) e molto interessata alle due presentazioni mattutine; presentazioni curate dai due sponsor dell’ evento, aperte alla discussione e ripeto molto partecipate. In pratica questo era un corso di formazione e l’ 80% dei partecipanti lavorava in banca compreso il gruppeto di più giovani con le polo che lavoravano per l’ azienda sponsorizzante (che poi era organizzante).

Coloro che hanno organizzato questo “non BarCamp” (vorrei usare termini più grevi, ma per una volta eviterò) usando strumenti come il blog dei Barcamp italiani o il Wiki ufficiale, dovrebbe semplicemente chiedere scusa, pubblicamente e in modo credibile. Non ho motivo di dubitare di quanto scritto da Sid: non vedo perché avrebbe dovuto inventarsi una storia del genere. Sta a voi spiegare cosa sia successo, sperando che la colpa non ricada sulle incomprensioni al tavolo dell’accettazione…

Visto che hanno un blog, chissà che non controllino pure le blog reactions. A proposito di blog: il tema è scazzato (immagini disallineate in vari punti) e la versione di WordPress non è aggiornata, come azienda potete fare di meglio (e magari lasciare il link a WordPress da qualche parte) 😉

C’è anche chi sta organizzando la terza edizione del marketing camp e sceglierà 10 “esploratori digitali”, ovviamente selezionati ad insindacabile giudizio dell’organizzatore (che io non sono ancora riuscito ad incrociare ad un barcamp vero). Visto che la polemica è vecchia, cito un vecchio post di Stefano Vitta (essendo tra gli invitati al tempo non può certo essere accusato di invidia):

Se si usa il termine Camp e quindi si vuole identificare l’evento come uno dei tanti BarCamp che, in numero sempre maggiore, si stanno svolgendo in Italia, le critiche sono giustificate. I BarCamp sono nati proprio per essere aperti alla partecipazione di tutti. Io credo basterebbe cambiargli nome…


Alba Marina Romea

Partiamo con una premessa rapida e indolore, altrimenti ‘sto discorso non si capisce: io sono un orso. Non nel senso che sono un plantigrade, è che non sono particolarmente sociale. Quando possibile mi piace coltivare i miei hobby in solitaria: la fotografia e la mountain bike sono due esempi calzanti.

È evidente che il fare tutto da solo comporti vantaggi e svantaggi: puoi muoverti secondo i tuoi tempi e fare quello che preferisci, ma non hai termini di confronto e occasioni per crescere. Per quanto riguarda la fotografia me ne sono reso particolarmente conto durante quest’ultimo BarCamp, dove gli utenti consapevoli di reflex abbondavano.

Lo pseudo-fotografo è un autodidatta. Uno che ha comprato la sua prima reflex, quella che usa tuttora, un paio di anni fa senza avere alcuna base teorica o pratica sulla fotografia. I passi avanti sono arrivati attraverso il classico percorso “prova, cerca di capire dove hai svaccato e ritenta”: così si spiegano le 9200 foto fatte dalla mia EOS 350D.

Sabato con Palmasco e Samuele si discuteva dell’uso dello zoom per i ritratti: personalmente sono convinto che uno zoom medio-lungo sia perfetto per questo tipo di fotografia, stacca il soggetto dallo sfondo e ti permette di cogliere espressioni meno “artefatte”. Palmasco sostiene l’esatto contrario: un ritratto fatto da distanza ravvicinata è più naturale, e l’ambiente deve essere visibile per dare un’ambientazione alla fotografia.

Di sicuro lo zoom ti rende pigro, muovi l’anello sulla lente quando invece dovresti muovere te stesso. Basta vedere Palmasco fotografare per rendersi immediatamente conto di questa banale ma sacrosanta verità. Diceva Robert Capa:

Se le tue foto non vanno bene, vuol dire che non ti sei avvicinato abbastanza

Bisognerebbe poi discutere dell’importanza dell’inquadratura e della post-produzione (cosa in cui il buon Samuele abbonda sempre 😛 ): praticamente un incontro dedicato solo alla fotografia, dallo scatto alla post-produzione 😉

Piccola postilla tecnica: io sono un maniaco del micromosso. Quando faccio fotografie di paesaggi o macro (e il soggetto non si muove), questo è il mio setup:

  • macchina rigorosamente su cavalletto (Manfrotto)
  • impostazione su priorità di diaframma (AV su Canon)
  • blocco dello specchio attivato (sulla 350D è nelle funzioni personalizzate)
  • timer per evitare vibrazioni legate al pulsante di scatto (potrei usare un telecomando ma non mi sono ancora deciso ad acquistarlo)

Altro consiglio pratico: a meno che stiate facendo un reportage, la luce migliore per scattare fotografie è quella dell’alba o del tramonto 😉

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BorderCamp

10 Settembre 2007

Il BorderCamp® (definizione di Samuele, definizione elaborata da Susan e Antonio), nasce ai bordi del BarCamp ufficiale. Nello specifico si era al RomagnaCamp, verso le 18.30, quando Palmasco ci convince a prendere le macchine fotografiche e approfittare della luce del non tramonto sull’Adriatico.

Si parte in comitiva: il sottoscritto, Samuele, Palmasco, Elena, Antonio armati di macchina fotografica, Nicola provvisto di telecamera per catturare i momenti salienti della sessione fotografica, Alessio sfruttato come soggetto e voce narrante, Magda, Dema e pm10 come accompagnatori. Non pervenuti: Ninna, partita con noi ma mai arrivata (si presume bloccata nella sabbia dagli anfibi) 😛

In questo set su Flickr potete vedere le foto realizzate durante il BorderCamp (tutte rigorosamente con 17-40mm, cavalletto e polarizzatore, con annessa incredulità di Samuele per l’uso del cavalletto) 😉

Un post(o) al sole


Giusto un paio di esempi per mostrare come BlogBabel sia uno strumento utile per la navigazione e non una semplice classifica 😉

Esempio 1

Sono interessato al Nokia E90, voglio tenere d’occhio i post sull’argomento. Come faccio? Semplice: faccio una ricerca usando la chiave E90 e arrivo a questa pagina. Posso ordinare i risultati in base a quattro criteri: rilevanza, data, classifica oppure data&rilevanza.

La qualità dei risultati è in qualche modo garantita dal fatto che i blog presenti in BlogBabel sono approvati manualmente da un gruppo di editor: sicuramente ci sarà qualche doppione, qualche post fotocopia e qualche produzione di dubbia utilità, ma almeno sono sicuro di evitare i soliti siti marchettari che troverei con un normale motore di ricerca.

Se ho intenzione di controllare periodicamente questa pagina posso inserirla nei segnalibri, anche se l’ideale sarebbe avere un feed apposito come avviene in Google Blog Search.

Esempio 2

Voglio seguire i blog che mi linkano oppure quelli che inseriscono collegamenti ad un determinato blog? Vado nella scheda e faccio clic sul numero di link in ingresso, a quel punto posso abbonarmi al feed “I link di XXX” (dove XXX è il nome del blog).

A proposito: se vi chiedete il perché dell’azzeramento dei dati storici nelle schede dei singoli blog, la spiegazione è in questo messaggio di Ludo.

Considerazioni a margine

Qualche tempo fa avevo espresso un dubbio sulla nuova home page di BlogBabel

La nuova home page di BlogBabel è però un invito a parlarsi addosso (autoreferenzialità): ne parlano tizio, caio e sempronio, già che ci sono ne parlo pure io! E perché ne parlo anche io se non ho nulla da aggiungere? Perché in questo modo il mio link finirà nella home page di BlogBabel e magari qualcuno verrà a leggere il mio blog (spam).

A distanza di mesi, qualcuno di voi ha potuto verificare questa cosa? Sinceramente non visito ogni giorno BlogBabel per cui non posso esserne certo, ma qualche dubbio ce l’ho (ancora tutto da verificare).