Pubblicità online: il tracking non è la soluzione
2 Febbraio 2015
Ho comprato le scarpe nuove per correre circa due settimane fa. Facebook, senza perdere un colpo, continua a propormi di comprare scarpe. Con buona probabilità continuerà così per almeno altre due settimane.
L’algoritmo “ti propongo X perché hai cercato X” funziona in un numero estremamente ridotto di casi.
L’algoritmo “ti propongo X perché so per certo che X serve per il tuo interesse Y” è sicuramente più efficace, ed è per questo motivo che ogni giorno che passa mi viene voglia di fare tabula rasa dell’account Facebook. Promemoria: se il prodotto è gratis, stai semplicemente pagando con i tuoi dati.
Oggi però Facebook si è superato.
Passi per le solite scarpe. Peccato che quello sopra sia un annuncio messo dal sottoscritto. Probabilità di comprare la bici messa in vendita da me stesso? Fate vobis.
Barcamp e appropriazione indebita
16 Settembre 2007
Stamattina nella posta elettronica trovo un invito di Luca ad unirmi ad uno strano gruppo su FaceBook: Indigeni digitali. Non c’è che dire, il nome è strano ma basta guardare l’elenco degli officers, dal Corporate cerbottaniere al Generale dell’armata dei parapalle, per capire che si tratta di un bel gruppo di teste pensanti.
A quel punto sono sufficienti 5 minuti per capire cosa sta succedendo e farsi cadere un poco le braccia.
C’è chi si appropria del nome *Camp per organizzare un evento che nulla c’entra con un BarCamp, e per peggiorare la situazione decide pure di usare il Wiki ufficiale e il sito BarcampItalia.
Come conciliare questa frase
Sarà un momento di incontro per semplici utenti Internet e professionisti che vogliono approfondire i temi della sicurezza online e proporre nuove modalità di protezione dalla pirateria informatica.
E questa?
Ecco perchè così tanta gente, badate, gente normale (strano per un BarCamp) e molto interessata alle due presentazioni mattutine; presentazioni curate dai due sponsor dell’ evento, aperte alla discussione e ripeto molto partecipate. In pratica questo era un corso di formazione e l’ 80% dei partecipanti lavorava in banca compreso il gruppeto di più giovani con le polo che lavoravano per l’ azienda sponsorizzante (che poi era organizzante).
Coloro che hanno organizzato questo “non BarCamp” (vorrei usare termini più grevi, ma per una volta eviterò) usando strumenti come il blog dei Barcamp italiani o il Wiki ufficiale, dovrebbe semplicemente chiedere scusa, pubblicamente e in modo credibile. Non ho motivo di dubitare di quanto scritto da Sid: non vedo perché avrebbe dovuto inventarsi una storia del genere. Sta a voi spiegare cosa sia successo, sperando che la colpa non ricada sulle incomprensioni al tavolo dell’accettazione…
Visto che hanno un blog, chissà che non controllino pure le blog reactions. A proposito di blog: il tema è scazzato (immagini disallineate in vari punti) e la versione di WordPress non è aggiornata, come azienda potete fare di meglio (e magari lasciare il link a WordPress da qualche parte) 😉
C’è anche chi sta organizzando la terza edizione del marketing camp e sceglierà 10 “esploratori digitali”, ovviamente selezionati ad insindacabile giudizio dell’organizzatore (che io non sono ancora riuscito ad incrociare ad un barcamp vero). Visto che la polemica è vecchia, cito un vecchio post di Stefano Vitta (essendo tra gli invitati al tempo non può certo essere accusato di invidia):
Se si usa il termine Camp e quindi si vuole identificare l’evento come uno dei tanti BarCamp che, in numero sempre maggiore, si stanno svolgendo in Italia, le critiche sono giustificate. I BarCamp sono nati proprio per essere aperti alla partecipazione di tutti. Io credo basterebbe cambiargli nome…