La settimana sul fronte IT è decisamente fiacca: non ci sono notizie degne di essere discusse o semplicemente riportate. Ok, è arrivato l’iPod Touch ed è molto sottile, ma resta pur sempre un gadget che difficilmente troverete nella pseudo-lista di regali natalizi.

In settimana è arrivato il tecnico a riparare un server consegnato in semi-DOA (dead on arrival): appena estratto dal gigantesco scatolone il server ha salutato, dopo 3 minuti 3 si è riavviato e ha deciso di prendersi un meritato periodo di ferie.

Il server in questione ha una garanzia NBD (next business day), ho aperto la segnalazione il 24 agosto con presunta diagnosi “controller guasto”: il primo tecnico è arrivato in data 4 settembre con il pezzo sbagliato (uno scatolotto per i dischi quando il controller è integrato sulla scheda madre), il secondo ha sostituito la scheda madre in data 12 settembre (ma non aveva le idee molto chiare sulla gestione del RAID). Alla faccia dell’NBD.

A proposito di blogopalla, ultimamente ho l’impressione che:

  • molti blogger abbiano smesso da tempo di leggere gli altri blog, probabilmente si limitano a seguire i backlink
  • ci siano blogger un po’ troppo convinti di sé stessi: mentre leggo ho l’impressione di vedere in trasparenza la scritta VANGELO

Giusto per portarmi avanti mi sono fatto crescere la barba e punto ad ingrassare copiosamente per diventare il futuro “nuovo messia” o il capo del partito dei blogger.

Tornando un attimo sulla pseudo-mobile, stamattina sono andato in carrozzeria per valutare il danno e ho l’impressione che ci saranno tempi lunghi. Questa breve esperienza mi sta creando una notevole insofferenza verso le parole “assicurazione” e “franchigia”.

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Prego madre natura…

12 Settembre 2007

portiera.jpg

… di infradiciarti di emorroidi, di farti sputare sangue alla mattina appena alzato, di spappolarti gradualmente il fegato, di farti dono di un verme solitario che ti riempia la pancia, di darti emicranie continue e nausea dirompente, due carie per ogni dente, un raffreddore perpetuo, una ciste gigante proprio in punta al naso, di farti sordo, muto ma non per sempre: che la voce ti venga sporadicamente e per pochi secondi, nei quali tu spari cazzate immani. ecc. ecc.

Alex Drastico

* dettaglio della portiera lato guida della mia auto, quasi sicuramente fatta nella notte tra sabato e domenica di fronte all’albergo a Marina Romea. Già che c’erano hanno ben pensato di provare a sradicare la maniglia della portiera lato passeggero. Complice la partenza all’alba di domenica con il buio e il fatto che giro in moto da due giorni, me ne sono accorto solo stamattina

** se hai voglia di farmi la predica e dirmi che questo pezzo di idiota non si merita queste parole, passa un altro giorno che oggi non è aria. Grazie 😉


Alba Marina Romea

Partiamo con una premessa rapida e indolore, altrimenti ‘sto discorso non si capisce: io sono un orso. Non nel senso che sono un plantigrade, è che non sono particolarmente sociale. Quando possibile mi piace coltivare i miei hobby in solitaria: la fotografia e la mountain bike sono due esempi calzanti.

È evidente che il fare tutto da solo comporti vantaggi e svantaggi: puoi muoverti secondo i tuoi tempi e fare quello che preferisci, ma non hai termini di confronto e occasioni per crescere. Per quanto riguarda la fotografia me ne sono reso particolarmente conto durante quest’ultimo BarCamp, dove gli utenti consapevoli di reflex abbondavano.

Lo pseudo-fotografo è un autodidatta. Uno che ha comprato la sua prima reflex, quella che usa tuttora, un paio di anni fa senza avere alcuna base teorica o pratica sulla fotografia. I passi avanti sono arrivati attraverso il classico percorso “prova, cerca di capire dove hai svaccato e ritenta”: così si spiegano le 9200 foto fatte dalla mia EOS 350D.

Sabato con Palmasco e Samuele si discuteva dell’uso dello zoom per i ritratti: personalmente sono convinto che uno zoom medio-lungo sia perfetto per questo tipo di fotografia, stacca il soggetto dallo sfondo e ti permette di cogliere espressioni meno “artefatte”. Palmasco sostiene l’esatto contrario: un ritratto fatto da distanza ravvicinata è più naturale, e l’ambiente deve essere visibile per dare un’ambientazione alla fotografia.

Di sicuro lo zoom ti rende pigro, muovi l’anello sulla lente quando invece dovresti muovere te stesso. Basta vedere Palmasco fotografare per rendersi immediatamente conto di questa banale ma sacrosanta verità. Diceva Robert Capa:

Se le tue foto non vanno bene, vuol dire che non ti sei avvicinato abbastanza

Bisognerebbe poi discutere dell’importanza dell’inquadratura e della post-produzione (cosa in cui il buon Samuele abbonda sempre 😛 ): praticamente un incontro dedicato solo alla fotografia, dallo scatto alla post-produzione 😉

Piccola postilla tecnica: io sono un maniaco del micromosso. Quando faccio fotografie di paesaggi o macro (e il soggetto non si muove), questo è il mio setup:

  • macchina rigorosamente su cavalletto (Manfrotto)
  • impostazione su priorità di diaframma (AV su Canon)
  • blocco dello specchio attivato (sulla 350D è nelle funzioni personalizzate)
  • timer per evitare vibrazioni legate al pulsante di scatto (potrei usare un telecomando ma non mi sono ancora deciso ad acquistarlo)

Altro consiglio pratico: a meno che stiate facendo un reportage, la luce migliore per scattare fotografie è quella dell’alba o del tramonto 😉

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BorderCamp

10 Settembre 2007

Il BorderCamp® (definizione di Samuele, definizione elaborata da Susan e Antonio), nasce ai bordi del BarCamp ufficiale. Nello specifico si era al RomagnaCamp, verso le 18.30, quando Palmasco ci convince a prendere le macchine fotografiche e approfittare della luce del non tramonto sull’Adriatico.

Si parte in comitiva: il sottoscritto, Samuele, Palmasco, Elena, Antonio armati di macchina fotografica, Nicola provvisto di telecamera per catturare i momenti salienti della sessione fotografica, Alessio sfruttato come soggetto e voce narrante, Magda, Dema e pm10 come accompagnatori. Non pervenuti: Ninna, partita con noi ma mai arrivata (si presume bloccata nella sabbia dagli anfibi) 😛

In questo set su Flickr potete vedere le foto realizzate durante il BorderCamp (tutte rigorosamente con 17-40mm, cavalletto e polarizzatore, con annessa incredulità di Samuele per l’uso del cavalletto) 😉

Un post(o) al sole


Salve, vi presento un post “ignorante” sul RomagnaCamp: se il cervello ci riuscirà, nei prossimi giorni cercherò di riflettere su alcuni degli spunti emersi sul modello BarCamp, per il momento la mia testolina riesce a produrre solo un cesto e una sporta di ignoranza gratuita.

Per prima cosa, facciamo come quelli veri e buttiamo lì uno straccio di ambientazione: in questo momento vi scrivo dalla terrazza di casa, coccolato da una leggere brezza e con un cane ronfante tra le balle i piedi. Memore del post Wavecamp, mi sono pure organizzato con la copertura Wi-Fi by FON 😛

Venerdì, ore 12, partenza astuta (intelligente, ma di più). Viaggio tranquillo, solo 10 minuti di coda nell’imbuto Borgo Panigale-bivio A14, il solito nulla sullo svincolo per Ravenna. Si arriva al Bocabarranca (per scriverlo ho dovuto controllare il wiki, ‘sto cacchio di nome non mi rimane in testa), e subito si capisce che non sarà il solito barcamp: panorama da favola, decine di tavolini, gente che si fa umiliare a Wii. Ok, il venerdì è dedicato al cazzeggio e io mi adeguo: solo un centinaio di foto.

Ci si organizza per la cena in centro a Ravenna, scarrozzo un paio di barcamper appiedati al loro albergo e ripasso a prenderli per la cena in città. Subito mi rendo conto delle ingiustizie della vita: mentre scendo per recuperare Sean, Giuseppe di e-net ed Emanuele Quintarelli, incrocio Luca che sta recuperando Amanda Lorenzani e Livia Iacolare.

Armati di TomTom, sconfiggendo una viabilità frutto della mente bacata di un assessore di provincia (gli autoctoni mi dicono che le strade cambiano di notte, in media ogni 2-3 giorni, godendo di vita propria), si arriva in piazza, non dopo essersi scontrati con il Syrius (si scriverà così? Boh!): visto il numero di telefonate arrivate al cellulare di Gioxx, si suppone che la scritta “Portale non attivo” non sia poi così chiara. Per il futuro: “Portale non attivo” significa che ci puoi passare, che l’arnese è spento, ok? 😉

La cena è ottima, anche se siamo la metà di mille e avevamo prenotato per venti: si sa, i barcamper son gente con la testa tra le nuvole (la scena si ripeterà per la cena di sabato sera), gli organizzatori mica possono continuare a corrergli dietro come si fa con i bambini (e hanno corso comunque, oh se hanno corso!) 😉

Si recupera Amanda (che Luca mi ha gentilmente ceduto per innalzare il livello estetico della pseudo-comitiva) e ci si sposta verso il pub: scene di panico, il TomTom crasha e decide di non ripartire, il cellulare di Emanuele non trova i satelliti. Alla fine il mio TomTom Go910 decide che ha riposato abbastanza e si può andare. Ah, ve l’avevo detto che la viabilità di Ravenna fa cagare? Così, giusto per sottolineare il concetto 😉

Dopo un breve periodo di sosta al pub, tra discussioni sulle differenze nel turpiloquio tra inglese british e americano, si ritorna all’albergo: solita viabilità del piffero, pedaggio su un ponte mobile (che a quanto pare nessun altro ha mai visto a Ravenna), discussioni tra una signora inglese e un americano di Boston provenienti dal sedile posteriore.

Sabato sveglia alle 5.20, doccia e uscita per andare a fotografare l’alba, che, come dice il saggio Palmasco, l’Adriatico è una fregatura e non c’ha il tramonto. L’insonne Giovy aveva cercato durante la notte di aggregarsi via SMS, peccato che io non abbia controllato lo pseudo-telefono prima di uscire (chi cacchio vuoi che mi cerchi tra le 2.30 e le 5.20 del mattino? Giovy!)

Sabato, ore 8: scendo a far colazione, vengo accolto da una zanzara tigre che decide di darmi una timbrata su una mano e su un braccio. A quanto pare era leggermente incazzata per il fatto che a) dei bambini facevano i 100m nel corridoio del terzo piano alle 2.30 di notte, sarei uscito per menarli… i genitori b) la sala colazione ha aperto alle 8.10, e non alle 8, e le zanzare ci tengono alla puntualità.

La colazione trascorre in compagnia di Giovy e Samuele: i due facevano i fighi parlando di colazioni irlandesi a base di fagioli e quasi mi collassano per l’orrendo caffè della macchinetta 😛

Sabato il BarCamp, una marea di gente, alcuni volti noti e molti sconosciuti: Fullo arriva dal CampCamp, alla richiesta “Dov’è Teo?” risponde laconico “Teo? Stava ancora dormendo. O forse è morto, non ho controllato. Magari più tardi faccio un salto e controllo.”

A quanto pare va di moda il look sbarbato: Stefano Vitta e Antonio Sofi arrivano praticamente implumi, rimane il sospetto che siano state assoldate delle controfigure mentre i due veri blogger sono in crociera con Pandemia.

Nel pomeriggio vengo avvicinato da un losco figuro, che scopro essere iPapy armato di Nikon: durante il pre-cena ho avuto il piacere di conoscere la iFamiliy al completo, un’esperienza rigenerante. Magic moments (ma non avevo la macchina fotografica appresso per fermare l’attimo): Daria che convince Gioxx a non darci buca per la cena, iBaby che fugge silenziosamente ad ammirare il tramonto sulla battigia, Gioxx che subisce una violenza sessuale in piena regola da parte di Daria per le chiavi della truzzo mobile, Federico che arriva con un plaid verde sulla testa che fa quasi ribaltare Daria dalla sedia per le risate.

Cose da ricordare in ordine sparso (che il portatile sta finendo la batteria):

  • Fullo che tenta di insegnare a JTheo come lanciare un frisbee (risultati discutibili)
  • incontro di box con Wii tra Amanda e Livia, con frasi irripetibili (ma Luca dovrebbe avere un video)
  • l’incontro con due bresciani in terra straniera (Felter e Tiziano)
  • il fatto che Elena non abbia mai estratto il portatile
  • Giovy che alle 23 del sabato gira con la 5D di Samuele e il 50mm di Palmasco cercando in maniera spasmodica soggetti da fotografare
  • la mancanza di disciplina dei barcamper quando c’è da iscriversi a pranzi e cene
  • la iFamily al completo
  • la mia ignoranza in fatto di Cinema (da ricordare, “L’alba dei morti dementi”)
  • l’istinto paterno di Palmasco al tavolo con iBaby
  • il volume del piccolo Maistrello, praticamente un impianto da stadio 😛
  • Dema che mangia, sempre 😛
  • Antonio Sofi (o il di lui sosia) che dimostra un insospettabile talento per il lavoro a maglia
  • Silvia e Magda, la parte fotogenica della coppia
  • l’altezza di Ninna, che uno se l’aspetta alta 1.50m a vederla in webcam
  • tutti quelli che si sono fatti riconoscere (Andrea di Cisbic, Chicco e tanti altri)
  • il BorderCamp (nome partorito da Samuele, magari lo spiego in un post a parte con una foto)

Per il futuro: io sono vagamente parecchio orso, non è che me la tiro. Se fate il primo passo poi parlo, e non mordo (a meno che venga espressamente richiesto) 😉

P.S. Se avete fatto clic su tutti i link, avete vinto un maglioncino di lana viola fatto a mano da Antonio Sofi. Scrivere @webgol per concordare il ritiro del premio 😛

P.P.S. Tutti i gadget erano clamorosamente viola: giusta punizione per qualcuno che non è venuto 😛

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Eos 350D, Canon 17-40mm ƒ4, cavalletto, scattata alle 6 di mattina di fronte al Bocabarranca (RomagnaCamp)

Alba al RomagnaCamp

P.S. Notare la luna 😀