Il mio WaveCamp

22 Luglio 2007

Eccomi qua, in accappatoio, nel naso l’odore psichedelico del cloro, PowerBook sul tavolo senza la copertura Wi-Fi di quel cacchio di router 3Com (urge una soluzione! Qualcuno mi invii un promo code foneroso 😛 ), a sfruttare l’ombra del gazebo in giardino per raccontarvi l’ennesimo incontro dell’italica blogopalla: il WaveCamp.

Venerdì pomeriggio partenza da casa alle 15.15 per andare al recupero di Mescaline, rinchiusa in un monastero del ‘500 con una folla di sconosciuti che avanzano pretese di parentela (il fatto che il monastero adesso sia un ristorante è un dettaglio insignificante). Già me la immagino in stile Duke Nukem 3D, con tutti gli invitati distesi a terra in un lago di sangue, un fucile nella mano destra e la testa della sposa che dondola nella sinistra.

Arrivo in questo luogo dimenticato da Dio e decido di aspettare 5 minuti prima di allertarla via SMS: passa 1 minuto e vedo un gruppetto di donne arrancare sulla salita del ristorante (l’avevo detto che il ristorante, da bravo ex-monastero, è in culo ai lupi arroccato su una collina?), in pieno sole, circa 37°. Sono nella pausa tra il “primo primo” e il “secondo primo”: praticamente una maratona culinaria che si protrarrà fino alle 20! Quasi quasi mi dispiace di averla sottratta a questo martirio e al suo tavolo “Gazzetta dello sport” 😛

Incrocio la signora mamma di Mescaline, che mi scruta e si convince parzialmente di non avere di fronte un maniaco pronto a rapirle la progenie. Nel frattempo M. si cambia come una novella Wonder Woman (o Clark Kent, ma non c’era la cabina telefonica) e si parte sulla pseudo-macchina: 37.5° sull’indicatore del cruscotto, aria condizionata piazzata in automatico sui 24°.

Ecco, della signorina M. bisognerebbe parlare per almeno un paio d’ore, ma ne uscirebbe una specie di santino, una gigantesca icona russa, per cui è meglio sorvolare. Potrei parlarvi della borsa, che i pantaloncini di Eta Beta gli fanno un baffo, oppure della quantità di cose viola che vivono e si riproducono nella succitata borsa.
Difficile trovare le parole per descrivere una gentile signorina che sente partire “Fear of the Dark” live dall’autoradio e dice “Andiamo sul classico!”, avendo capito immediatamente: a) Chi suona b) Quando è stata registrata c) Qual è il DVD da cui è presa d) Come era vestito Bruce Dickinson quel giorno 😀
A proposito: il film spazzatura con Ben Affleck e Uma Thurman era PayCheck 😉

Durante il viaggio, scrutando le prealpi gardesane avvolte dalla cappa di calore, M. pronuncia una frase che poi si rivelerà profetica: “Ma come fate ad orientarvi senza il mare?” Ecco, i genovesi senza il mare hanno il senso dell’orientamento di un pipistrello col casco.

Ci abbiamo messo quasi 4 ore per arrivare all’uscita di Sesto Fiorentino, complice coda lacustre in zona Desenzano e una barca in mezzo all’A1 (lo so, sembra la pubblicità della Q8, che ci posso fare?). Arrivati a Sesto Fiorentino è servita un’ora per riuscire a rintracciare i 4 soci genovesi, apparentemente non a proprio agio nell’individuare punti di riferimento umani e univocamente riconoscibili 😛

Lascio una sfiancata M. tra le braccia dei suoi soci (stava iniziando a parlare in terza persona alla Twitter) e mi avvio verso la casa di Iacopo, dove un Gioxx particolarmente affamato cercava di placare i morsi della fame addentando il mobilio. Si va a mangiare una pizza di dimensioni imbarazzanti, gelato e poi a casa per il giusto riposo del viaggiatore (siamo circa all’1.30 del mattino).

Giusto riposo ‘na sega: mi sono addormentato alle 2.30, coccolato da tempeste tropicali provocate da Air Gioxx™ (come spiegato a qualcuno la mattina successiva non avevamo l’aria condizionata ma l’aria gioxxata, e vorrei far presente che venerdì sera non ero biondo come lo sono ora), caldo torrido e zanzare talmente grosse da richiedere l’autorizzazione alla torre di controllo prima di entrare in camera.

Ore 5.30 sveglia, orologio biologico della cippa! Mi alzo, recupero Gandalf (il PowerBook) e me ne esco sul balcone a godermi i 20° del mattino. Alle 6, dopo aver controllato posta e feed, inizio e finisco “Grazie!” di Daniel Pennac.

Alle 7 siamo praticamente tutti svegli, ciononostante non riusciamo a muoverci da casa prima delle 8.30: Gioxx prima cazzeggia con Last.fm, poi passa al trucco lo stesso tempo di Valeria Marini. Piccola fermata in pasticceria per la colazione, poi un’altra ora di auto in direzione WaveCamp.

A questo punto vorrei spezzare una lancia nel fondoschiena dell’organizzazione di Italia Wave: le indicazioni per raggiungere il Wave sono le peggiori che io abbia mai incrociato! Si capisce dove sono i parcheggi, ma non si capisce dove razzo si trovi l’area dei concerti. Fatto sta che abbiamo lasciato le macchine ad un paio di chilometri dall’area in cui svolgeva il WaveCamp, un paio di chilometri da farsi sotto il sole cocente, accanto alla strada e in mezzo a terra sabbiosa che ti si infila in ogni dove.

Arriviamo e passiamo i tornelli dell’ingresso: un simpatico omino dotato di giubbetto catarifrangente ci arriva alle spalle e ci avvisa “Le borse!” Risposta sussurrata del conte™: “Col cazzo!” Poi si scopre che voleva guardare dentro alle borse, non tenersele come souvenir. Non soddisfatto produce un paio di battute sul fatto di tenersi le borse (dopo averne visto il contenuto), al che io fantastico sulla possibilità di fargli una rettoscopia con il 70-200mm+paraluce (e chi l’ha visto dal vivo capisce cosa significa).

Dopo avere attraversato il deserto del Gobi che si stende davanti al palco principale, si entra nell’area in cui si terrà il WaveCamp: sono quasi le 11 e non c’è molta vitalità, in sottofondo il sound-check di Vinicio Capossela che durerà per circa 4 ore. Si incontrano Dema, i genovesi redivivi (che a quanto pare hanno recuperato il senso dell’orientamento 😛 ), DelyMyth e socio, Stefano Vitta, Antonio Sofi che cerca di convincermi che l’etica del fotografo impone di non fotografare un collega, Elena con piccolo russo al seguito, una quantità di altre persone tale da saturare le sinapsi dei miei poveri neuroni.

I talk slittano alle 13.00: questo WaveCamp sarà all’insegna della qualità dei contenuti, non della quantità. Mi perdo il primo talk, troppo intento a sciogliermi con i 43° di quel Dolce forno Harbert che è il tendone in cui ci troviamo: le fonere vanno in shock termico, la lobby genovese torna in albergo per una pausa rigenerante, Gioxx regala ignoranza gratuita (ed è per questo che gli vogliamo bene).

Riesco a seguire l’interessantissimo talk di Stefano Quintarelli (a proposito, le slide ci sono da qualche parte?), quello dell’instancabile Luca Mascaro e quello dell’uomo Siae (Manlio Mallia, un nome perfetto per uno dei trentatre trentini). Eventuali riflessioni sugli argomenti trattati le riservo per la fase post-bollitura del mio cervello. Nel pomeriggio arrivano anche Alessio Jacona, cotto a puntino dal viaggio in moto e dagli addetti al parcheggio del Wave, Feba e Nicola Mattina.

Ore 18 e qualcosa, si decide di tornarsene a casa saltando la cena (l’ho detto che, a parte un calippo e 3 litri di acqua calda, ero a digiuno dalla brioche del mattino?). Peccato che il viaggio di ritorno sia stato molto più noioso di quello di andata.

Dimenticavo: in un solo giorno sono riuscito a compromettere la mia fama di asociale, garantendo la mia presenza al RomagnaCamp e al LostCamp di settembre.

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Foto del WaveCamp 2007

22 Luglio 2007

Ho appena finito di pubblicare le mie foto del WaveCamp 2007 su Flickr: se volete dare un’occhiata, le trovate tutte qui: vi assicuro che ce ne sono di più belle e di assolutamente imperdibili, altro che le simil Crocs di Dema 😉

Argh (simil crocs)

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(micro)WaveCamp

21 Luglio 2007

Ragazzi, non potete immaginare il caldo che fa…

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Domani WaveCamp

20 Luglio 2007

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La macchina è lavata, pulita e stirata, tra qualche ora si parte in direzione Toscana – WaveCamp: piccola deviazione per recuperare il blogger misterioso (che in questo preciso istante si sta godendo un matrimonio in salsa bergamasca con palesi istinti omicidi verso prete e sposa) e partenza giusto in tempo per beccare la punta di traffico in quel di Bologna 😛

Ritorno previsto per sabato sera/notte, il post con la consueta fotografia domenicale potrebbe tardare: magari ce ne metto una del WaveCamp (sullo stile di questa) visto che mi hanno sfidato pubblicamente (noi, nel dubbio, si arriva armati di 4 obiettivi, 2 batterie, quasi 8 GB di schede di memoria e PowerBook).

A proposito: qualcuno ha delle trombe da stadio da usare durante l’intervento del conte™?

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Da qualche ora è disponibile per il download Firefox 2.0.0.5: questa versione risolve il bug emerso nei giorni scorsi relativo all’URI protocol handling.

Da subito si è parlato di un bug di Firefox e non di Internet Explorer: ma ne siamo così sicuri? A quanto pare il bug in questione affligge un numero imprecisato di applicazioni Windows: qui c’è un POC (Proof of Concept) per Trillian, ma non si tratta di un caso isolato:

I can still automatically launch a wide range of external applications from Internet Explorer and provide them with arbitrary command line arguments. AcroRd32.exe (Adobe Acrobat PDF Reader), aim.exe (AOL Instant Messenger), Outlook.exe, msimn.exe (Outlook Express), netmeeting.exe, HelpCtr.exe (Windows Help Center), mirc.exe, Skype.exe, wab.exe (Windows Address Book) and wmplayer.exe (Windows Media Player) – just to name a few.

Scrive Window Snyder:

This patch for Firefox prevents Firefox from accepting bad data from Internet Explorer. It does not fix the critical vulnerability in Internet Explorer. Microsoft needs to patch Internet Explorer, but at last check, they were not planning to. Mark Griesi is quoted in Infoworld saying “We don’t feel that there’s an issue in IE, and therefore, there’s nothing to be fixed.”

In altre parole: noi ci abbiamo messo una pezza, ma il problema non è di Firefox quanto di Internet Explorer. Naturalmente in Microsoft non la pensano allo stesso modo: “Non pensiamo che questo sia un problema di IE, perciò non c’è nulla da sistemare.”

Da IEBlog:

The limitless variety of applications and their unique capabilities make it very difficult to have any meaningful automated parameter validation by the hosting (caller) application. It is the responsibility of the receiving (called) application to make sure it can safely process the incoming parameters.

La colpa è di chi riceve la chiamata (Firefox), non di chi la passa (Internet Explorer): troppo complicato gestire il problema a monte.

Dalle parti di Mozilla la pensano in modo diverso:

At Mozilla, we were able to address the biggest part of this problem in Firefox ages ago by simply escaping quotes in URLs before handing them off.

When you’re surfing the web in Firefox and a website wants to send an address to some other application like AIM or Skype or Acrobat Reader, Firefox packages up that address before handing it off to another application. We think it’s Firefox’s job to ensure that users are protected from malicious websites when they’re surfing the web in Firefox. Apparently Microsoft doesn’t think the same for IE.

Saying it’s too hard is not a justification for failing to take even the bare minimum steps to protect users. Microsoft needs to reconsider here and do what’s right for the millions of IE users at risk instead of trying to shift the responsibility to “limitless variety of applications” that users have installed.

Making good software is hard. Making good software secure can be even harder. At Mozilla, we vigorously take up that challenge. We don’t use it as an excuse for inaction.

In sostanza: pensiamo che sia compito di Firefox garantire una navigazione sicura agli utenti che navigano usando Firefox. Come dargli torto? 😉


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Cos’è il TBPR? Si tratta del ToolBar Page Rank, in altre parole il pagerank che viene visualizzato nella Google Toolbar e in altri strumenti affini, ad esempio l’estensione per Firefox SearchStatus.

Come spiegato da Matt Cuts, il pagerank reale viene continuamente aggiornato e non corrisponde ad un numero intero:

It’s more accurate to think of it as a floating-point number. Certainly our internal PageRank computations have many more degrees of resolution than the 0-10 values shown in the toolbar.

Periodicamente si verifica il TBPR export, la procedura di esportazione del pagerank reale con conseguente aggiornamento del pagerank visualizzato nella Google Toolbar.

Secondo alcuni esperti il prossimo TBPR export si verificherà intorno al 21 luglio: dal momento che il precedente si è verificato nel periodo dello ZenaCamp (con passaggio da PR5 a PR4 di questo blog e momentanea sparizione di tutti i backlink), mi sembra logico che l’aggiornamento avvenga durante il WaveCamp 😛

P.S: A proposito di pagerank, nofollow e cazzabubbole annesse: da queste parti si è deciso di installare il plugin DoFollow, seguendo l’esempio di Stefano Gorgoni 😉