Mentre ero in automobile a godermi la dose quotidiana di coda in tangenziale, avvolto da una spessa coltre di nebbia e coccolato dal suono di chitarre distorte, pensavo alle strane dinamiche sociali della blogopalla. Il fatto di aver dormito poco e male non ha contribuito a migliorare la lucidità del ragionamento.

Nella vita di tutti i giorni una persona è libera d’avere amori, affetti, amicizie, sopportazioni quasi civili, dissapori, inimicizie palesi, scazzi cosmici. Fortunatamente la soluzione è semplice: se una persona ti è indigesta la eviti, stop (sempre che non ti chiami Luttazzi).

La blogopalla no, sembra la versione zuccherosa della casa del Mulino Bianco. Tranne rari catalizzatori di astio, tutti sembrano volersi bene: nessuno parla mai male degli altri, quando lo fa sembra costretto da un plotone di esecuzione e ogni due parole ci mette una frase di scuse, spesso si lamenta senza citare in modo palese l’oggetto della discussione. Porca trota: se uno mi sta sulle balle, perché non devo scriverlo chiaro e tondo? Posso far finta di nulla e occuparmi di altro (di solito faccio così), ma se devo scrivere tanto vale farlo in modo chiaro, senza astrusi giri di parole e passate di lingua.

In realtà c’è anche l’altro lato della medaglia: nell’ultimo anno ho avuto modo di incontrare e conoscere diversi blogger, quasi sempre ho trovato persone simpatiche, affabili, alla mano. A volte apri i loro blog e ti trovi davanti uno squalo, una cattiveria che non avresti mai immaginato. Qui i casi sono due: avete dei problemi con la scelta del registro linguistico e non vi rendete conto di quello che traspare dai vostri post, oppure quando vi mettete davanti ad una tastiera vi trasformate in Mr. Hyde.

Forse varrebbe la pena dimenticarsi del medium e ricordarsi che, da una parte e dall’altra, ci sono pur sempre delle persone: il fatto che di mezzo ci sia una tastiera non dovrebbe cambiare le carte in tavola.

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Naymz?

2 Dicembre 2007

Visto che il servizio è online da mesi (vedi post preistorico di Pandemia), qualcuno mi spiega perché proprio questa mattina la mia casella di posta elettronica genera inviti a Naymz con lo stesso ritmo di una coppia di conigli erotomani?

Chi è il responsabile di questa nuova ondata di terrore? Voglio un nome, un colpevole, qualcuno da insultare, parbleu!

E con questo terzo post domenicale si inaugura la categoria socialcazzi.

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Qualche giorno fa una persona mi ha chiesto a bruciapelo: “Cosa ne pensi dei blog ultimamente?” In modo stranamente istintivo ho risposto: “Ultimamente ne ho un po’ piene le balle”.

Passano i giorni e il malessere non si affievolisce, peggiora.

La sensazione è quella di trovarsi in una colossale assemblea di condominio, dove le persone che urlano riescono immancabilmente a sovrastare tutte le altre. La vecchia signora acida del terzo piano attacca con una lamentela qualsiasi e tutti si uniscono, fino a quando le voci si confondono in un unico fastidioso e incomprensibile vociare. Tu stai zitto, fuso in modo innaturale a una sedia di plastica quasi sicuramente made in China: hai la buona abitudine di parlare solo quando hai qualcosa di interessante da dire e non ti è mai piaciuto il ruolo della pecora nel gregge. L’unico risultato che ottieni è che qualcuno ti guarda di traverso, cercando di capire i “reali” motivi del tuo ostinato e assordante silenzio.

Ogni tanto vien voglia di ricominciare a scrivere per quattro gatti, senza che le persone riescano ad associare le cose che stanno leggendo alla tua faccia. Senti il formicolio nelle mani, il bisogno di dare un taglio netto alla parte social. Hai voglia di sparare a zero su quei quattro stronzi che si alzano alla mattina con il bisogno fisiologico di controllare la propria posizione sulla classifica dei blog, il loro pagerank, gli introiti accumulati durante la notte (perché prima di andare a dormire una controllata la danno comunque), i link in ingresso.

Senti crescere la voglia di prendere il tuo feed reader, liberarlo dalle erbacce a colpi di napalm. Insomma, tutto fuorché un lavoro di precisione: se ci saranno vittime innocenti sarà per una buona causa.

Poi ti fermi, rifletti e ti rendi conto che grazie a ‘sto cavolo di blog hai conosciuto persone vere, belle. Che forse vale la pena continuare a scrivere in questo piccolo web-monolocale per non chiudere la porta in faccia a queste opportunità. Forse vale la pena salvare il lato umano del blog, ammesso che questa espressione abbia un senso.

A quel punto metti da parte il napalm e dai comunque una sforbiciata qua e là, che hai bisogno di vedere un’ombra di cambiamento e dare una minima soddisfazione al tuo lato sanguinario.

Chissà, la prossima volta potrebbe essere la volta del napalm. Comunque vada sai di non essere solo.

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Metti un sabato a Genova

4 Novembre 2007

Genova

Metti che hai quattro giorni liberi per il ponte: di questi quattro ne hai già trascorsi due in casa a lavorare, forse è il caso di allontanarsi fisicamente dai computer e cambiare aria prima di mandare il cervello in corto.

Metti che a Genova è in pieno svolgimento il Festival della Scienza e ci sono un po’ di amici da rivedere e un po’ di hug da distribuire.

Visto che uno sparuto branco di sinapsi ancora si ostina a funzionare riesci a fare due più due, e venerdì sera ti decidi: sabato mattina si parte per Genova, le previsioni del tempo ti informano che sarà una bella giornata.
Sabato, località di mare, sole: prepara t-shirt buffa, bermuda e infradito! Poi venerdì sera incroci su Skype la spia venuta dal freddo, tra le righe ti informa che non c’è poi ‘sto gran caldo. Vatti a fidare delle località di mare…

Sabato mattina, ore 5:30: la sveglia biologica è infallibile, non perde un colpo. Alle 6:40 sei già sulla pseudo-mobile: sulla A21, tra Brescia e Cremona, ti trovi avvolto in quel manto ovattato e bastardo che è la nebbia padana. La nebbia padana è spessa, ricopre il vetro e impasta i tergicristalli; ogni tanto una palla di fuoco fa capolino sulla sinistra, e ti fa compagnia fino a Piacenza, insieme a quei cartelli luminosi fastidiosi nella loro ovvietà. Attenzione: nebbia a banchi tra Brescia e Cremona. E grazie al c…o, sarà per quello che sono riuscito a leggerti solo quando ero a 5 metri di distanza?

L’occhio finisce sul termometro: 2.5°C, con annesso simbolino nevoso accanto. Dio benedica la spia venuta dal freddo e la tua personale jihad contro le infradito.

Arrivi a Genova verso le 9 e qualcosa, ti fai un giro per i magazzini del cotone, in mezzo ad una fila di barche gigantesche e tizi che corrono con l’iPod (dopati!). Qui fai una scoperta sociologica non da poco: gli umarells genovesi non si limitano a guardare i cantieri stradali, controllano le barche, i tizi che le puliscono e gli scatoloni abbandonati di fronte alle barche! Son cose…

La giornata è splendida, sole caldo, peccato che tiri un vento in grado di spettinare anche un calvo: appena entri in una zona d’ombra vedi dei pinguini giocare a carte, circondati da foche in abiti discinti, Babbo Natale ubriaco sfatto si aggira palpeggiando foche e bofonchiando “oh oh oh”.

Dopo il porto antico una visita a Palazzo Ducale e alle spettacolari sale del Consiglio non viste nella precedente visita zenacampesca, un pezzo di conferenza sulla linguistica (maledetto il tizio che parlava in francese), chiacchiere e ottima compagnia – fortuna che i blogger genovesi non ti riservano questo tipo di accoglienza, anzi.

Nel pomeriggio stazionamento alla Loggia della Mercanzia, dove ammiri all’opera il primo MacBook Pro dotato di copertina per tastiera – in grado di respingere la polvere più combattiva e ostinata – e di schermo abbronzante, ascolti Paolo Valdemarin, incroci casualmente un fotocamminatore e conosci lui: ancora ti chiedi come possa starti simpatico uno che tifa toro e vota partito democratico 😕

Alla fine la giornata è volata: dopo una pizza veloce, verso le 21 vieni scortato al parcheggio dalla spia russa, dopo di che stabilisci il nuovo record Genova-Brescia per il viaggio di ritorno – il navigatore per fare il passo dei Giovi di notte è una manna dal cielo.

Se tutti i sabato dell’anno fossero così 😉


Blogger, nosce te ipsum!

21 Ottobre 2007

Caro blogger, lo so che scrivi solo per te stesso e non per essere letto dagli altrui occhi, nonostante questo oggi ti confiderò una perla di saggezza per illuminare il tuo futuro ed evitare che i lettori ti coprano quotidianamente di improperi: iscriviti al tuo feed, cacchio!

Così, forse, vedrai in prima persona lo scempio che mi propini e la finirai di riempirmi Google Reader di:

  • feed incompleti
  • post pieni di punti di domanda al posto delle lettere accentate
  • monoblocchi senza spazio tra i paragrafi, con un livello di compattezza a cui nemmeno un piatto di pasta cucinato da un tedesco potrebbe aspirare
  • immagini bloccate da .htaccess

Non sai da che parte iniziare a mettere le mani? Chiedi in giro, la blogopalla tricolore pullula di esperti del uèb-dìsain 😉

P.S. spiegazione del titolo

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Mestiere pericoloso

La prima cena blogger bresciana è andata: pochi ma buoni, bello il posto (complimenti a Roberto per la scelta), ottime la cena e la compagnia.

Ieri sera ho scattato pochissime foto: ormai la vita del fotografo famoso è diventata impossibile! Vieni deriso per le dimensioni del tuo obiettivo o del tuo flash (presente la storia del cofano delle automobili?), loschi individui ti lanciano oggetti contundenti mentre cerchi l’inquadratura artistica (come si vede dalla foto un grissino, ricoperto di sale, quindi potenzialmente letale), altri ti percuotono armati dei loro mille gadget e cercano di cancellare alcune foto dalla scheda di memoria. Per evitare ulteriori ritorsioni e violenze fisiche, non ho pubblicato le foto più compromettenti (a parte questa di lalui).

Che mondo difficile 😛

A proposito: meglio evitare di riportare i discorsi fatti a tavola per tutelare la dignità delle persone coinvolte. Vi basti sapere che ad un certo punto si parlava di codici di risposta HTTP applicati alla biancheria intima…

UPDATE Grazie a Felter ho trovato l’indirizzo dell’altro blogger presente, Roberto 😉