Appunti su Android

23 Luglio 2009

WebIn vista del cambio di operatore – ormai quasi certo il passaggio a settembre da abbonamento business H3G a ricaricabile TIM – mi sto guardando attorno per sostituire anche il cellulare, visto che dovrò restituire il Nokia E90 in comodato e l’HTC Touch Pro attualmente in uso è formalmente “in prova”.

Ad oggi il dubbio è tra acquistare un iPhone o un terminale con sistema operativo Android. Come ho avuto modo di scrivere da altre parti, sono assolutamente convinto dell’attuale superiorità di iPhone rispetto a qualunque altro dispositivo sul mercato (inteso come hardware+software, senza contare l’AppStore), quello che mi spinge verso Android sono sicuramente le prospettive di crescita e, non lo nascondo, un maggiore senso di libertà.

Situazione terminali Android: al momento il dispositivo più interessante sembra essere il Samsung Galaxy (recensione di PhoneArena), con un prezzo intorno ai 449€. Il “vecchio” HTC Magic è già sceso sotto i 400€, mentre il nuovo HTC Hero dovrebbe posizionarsi oltre la soglia psicologica dei 500€ (in ogni caso ben al di sotto del prezzo in un iPhone 3GS da 16GB).

Rispetto ai concorrenti il Samsung Galaxy presenta uno schermo AMOLED, una batteria più capiente (1500mA contro 1350mA), protezione in vetro dello schermo, jack standard per le cuffie (non presente su HTC Magic), mentre peso e dimensioni rimangono paragonabili a quelli del Magic (anzi, leggermente più sottile).

Con la diffusione di Android, siti e blog monotematici spuntano come funghi dopo un temporale estivo. Al momento sto seguendo questi via feed reader (sono in valutazione da un paio di giorni), se ne avete altri da consigliare sono in ascolto 😉


Questo post serve sostanzialmente come promemoria e riferimento personale per il sottoscritto che:

  • sta pagando da quattro anni la tassa di concessione governativa (12.91€/mese);
  • attualmente ha un abbonamento business con H3G, la quale si riserva il simpatico diritto di addebitare una penale di 365€ in caso di disdetta anticipata (a due mesi e mezzo dalla scadenza naturale di un contratto da 39€/mese).

Circolare dell’Agenzia delle Entrate n.47/E del 18 giugno 2008, punto 3.4 (documento in formato PDF)

D. Le spese per l’acquisito di ricariche telefoniche o schede prepagate connesse all’uso dei telefoni cellulari utilizzati nello svolgimento dell’attività professionale sono deducibili nel limite dell’80% dal reddito del professionista?

R. L’art. 1, comma 402, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 – Legge finanziaria 2007 – attraverso la modifica dell’art. 54, comma 3-bis, del TUIR,) ha fissato anche per i lavoratori autonomi all’80% il limite di deducibilità delle quote di ammortamento, dei canoni di locazione anche finanziaria e di noleggio nonchè delle spese di impiego e di manutenzione relative ad apparecchiature terminali per servizi di comunicazione elettronica ad uso pubblico di cui alla lettera gg) del comma 1 dell’art. 1 del codice delle comunicazioni elettroniche, di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259.

Nella risoluzione 17 maggio 2007, n. 104/E è stato evidenziato che i suddetti limiti fiscali operano sia per la telefonia fissa che per quella mobile, sempre che utilizzata nell’ambito della attività professionale o artistica, nonché per i beni (materiali ed immateriali, ivi compreso il software) utilizzati per la connessione telefonica operata nell’ambito dell’attività artistica o professionale, limitatamente a quelli indispensabili per il collegamento alle suddette linee telefoniche.

Stante il tenore della norma, devono essere ricondotte nell’ambito delle spese deducibili anche quelle sostenute per l’acquisto delle ricariche telefoniche ovvero delle schede prepagate trattandosi di costi relativi all’impiego dei servizi telefonici.

Resta inteso che, ai fini del riconoscimento della deducibilità dal reddito di lavoro autonomo, i predetti costi siano connotati dei requisiti della inerenza (all’attività professionale o artistica svolta) e della tracciabilità della spesa (che sia stata effettivamente sostenuta dal contribuente e che siano note le modalità di pagamento utilizzate)

A settembre chi me lo fa fare di aprire un nuovo contratto business con un altro operatore, vincolarmi per 24 mesi e pagare 309.84€ allo stato per la concessione governativa?


Firefox 3.5 Party Milan

Canon EOS 40D, Canon 50mm ƒ1.4, flash, mano libera

Un grazie di cuore a tutti quelli che sono passati ieri sera al Fitzcarraldo, siete delle belle personcine 🙂

Su Flickr trovate il set completo delle mie fotografie di ieri sera, visto il numero di macchine fotografiche in circolazione ne arriveranno sicuramente molte altre nelle prossime ore.


Friendfeed for dummies

9 Luglio 2009

ff_logoSono iscritto da diversi mesi a friendfeed e lo trovo, ad oggi, uno dei socialcazzi servizi più interessanti degli ultimi anni. Stabilito questo, l’obiettivo è quello di fare un minimo di chiarezza su alcuni aspetti controversi dello strumento.

Che cos’è friendfeed (detto FF dagli amici)? In estrema sintesi è un “aggregatore di flussi” che permette di concentrare la propria identità digitale in un unico luogo virtuale. Tradotto in “mangia come parli”: tu scrivi cavolate dove preferisci e le raggruppi su friendfeed, dove puoi condividerle con i tuoi amichetti digitali.

La moneta di scambio è il like: posso apprezzare con un like gli elementi che i miei amici hanno condiviso, ed eventualmente aggiungere un commento o partecipare alla discussione. La parte stimolante consiste nel fatto che, all’interno del mio flusso, vedrò anche elementi condivisi da perfetti sconosciuti che hanno ricevuto like/commenti dai miei amici. Fin qui tutto bene, ma… (era ovvio che ci fosse un ma) veniamo alla regole basilari di sopravvivenza.

Possono verificarsi occasionalmente episodi di information overload, detto anche scartavetramento di maroni, per cui il tuo flusso – giusto per fare un’ipotesi campata in aria – è invaso da confezioni di pasta da forno a microonde, bocce di rum o eventi di varia natura. La spiegazione è semplice: molti utenti lavorano per agenzie che si occupano di marketing, community, pubblicità, ecc. ecc. Basta saperlo, altrimenti ti viene il dubbio che il tizio che ha messo 30 like a una confezione di dentifricio, quel prodotto lo usi anche per pratiche di dubbia moralità.

Nell’ordine esistono: quelli che organizzano iniziative, gli amici di quelli che organizzano iniziative, quelli che lavorano per quelli che organizzano iniziative, e quelli (pochi) che apprezzano l’iniziativa. Per complicare ulteriormente, ci sono anche gli account aziendali, quelli che in realtà scrivono anche nell’account aziendale, e quelli che lavorano per l’azienda a cui l’account aziendale fa capo. Cristallino, no?

Il povero disperato ha due strumenti per difendersi: hide per nascondere una discussione fastidiosa, block per bloccare completamente un altro utente. Infatti non basta evitare di iscriversi all’idiota di turno, bisogna sperare che i tuoi amici non abbiano interazioni con il sopracitato idiota.

Per concludere, alcuni suggerimenti in pillole:

  • quelli con la malattia del “ma hai visto quello che ho scritto io qui?” esistono anche su Friendfeed (e di solito sono gli stessi che trovi nei blog);
  • iniziano a circolare aspiranti SEO (maledizione ai permalink per le discussioni);
  • c’è brutta gente che si scambia i “buongiorno” al mattino (ma stiamo cercando di curarli);
  • attenzione a chi insulti. Se osi esprimere opinioni meno che positive sul soggetto X, a seconda del soggetto X potresti scatenare una selva di like o una serie di commenti risentiti (in alcuni casi entrambi). In sostanza, occhio agli amici degli amici;
  • non cercare di attirare l’attenzione con battute ad effetto. Ci siamo passati tutti, alcuni ne sono anche usciti.
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Sabato 11 luglio, Milano, Spazio Fitzcarraldo dalle 19.00 alle 23.00. Sapevatelo.