Per curiosità oggi mi sono scaricato l’opuscolo dedicato alla sicurezza distribuito da Microsoft: per chi fosse interessato si tratta di ben 24 pagine disponibili a questo indirizzo (link diretto al pdf). L’impronta del testo è fondamentalmente commerciale, non tecnica. La prima parte, quella relativa al decalogo per la sicurezza, è scritta in modo chiaro e semplice: personalmente mi verrebbe voglia di farla leggere a tutti i clienti 🙁

Si arriva al capitolo sui costi della manutenzione e cominciano ad arrivare opinioni meno condivisibili:

La tecnologia Microsoft, a differenza di altre, per esempio di quelle open source, garantisce un costante livello di aggiornamento e da tempo gode di numerosi strumenti e canali di supporto. Non è affidata alla buona volontà di capaci programmatori che lavorano in maniera autonoma, ma regolarmente perfezionata dal lavoro di migliaia di ricercatori Microsoft attenti a mettere a disposizione delle imprese tutte le novità utili per rendere più sicuri i sistemi informativi e rispondere rapidamente alle esigenze di aggiornamento.

Bella l’idea di indorare la pillola parlando di “capaci programmatori”, ma il discorso non regge: personalmente credo che uno dei veri punti di forza dell’Open Source sia proprio la velocità di reazione e risoluzione dei bug.

Segue la solita storia sul TCO (Total Cost of Ownership), per cui il costo delle licenze rappresenta solo il 9% e non conviene investire tempo nell’Open Source.
Quello che so per certo è che:

  • nell’ultimo pc venduto il costo delle licenze rappresentava oltre il 40% del costo complessivo della macchina
  • la manutenzione software è necessaria a prescindere dal tipo di software utilizzato. Anzi, a voler guardare, usando Linux non dovrei preoccuparmi di virus, antivirus, antispyware, ecc. ecc.
  • la manutenzione hardware non dipende, se non in percentuale irrisoria, dal tipo di software utilizzato

Certo è che quel 40% di costo iniziale può essere utilizzato per investire in hardware migliore ed inevitabilmente più costoso: alimentatori, schede madri, dischi fissi in configurazione RAID, ram, ecc. ecc. .

Visto che non mi piace rimanere sul vago, diamo un esempio pratico considerando due pc; il prezzo indicato comprende un ipotetico ricarico da parte del venditore:
PC Microsoft, costo 775 €: Windows XP Professional OEM, Office XP SBE OEM, case anonimo con alimentatore incluso, MB Abit IS7, Pentium4 3Ghz, 512 Mb di Ram, Hd SATA 120GB, Ati 9250SE 128MB
PC Linux, costo 640 €: Linux, OpenOffice, case NZXT Trinity nero, alimentatore 400W, MB Abit IS7, Pentium4 3Ghz, 1 Gb di Ram, 2 Hd SATA 160GB raid1 software, Ati 9250SE 128MB
Risparmiando 130 € ho un case migliore, il doppio della Ram e volendo il doppio dello spazio di storage (non in questo caso considerata la configurazione raid1).

Dimenticavo: leggendo l’opuscolo ho scoperto che service pack è sostantivo femminile, “la Service Pack 2” 😉


3 commenti/trackback a “Opuscolo Sicurezza di Microsoft”

  1. ramsesoriginal scrive:

    La prima parte del PDF é interessante(come hai giustamente), oltra a qualche dettaglio. Cito il primo pezzo che non mi piace:
    “Si pensi all’uso illecito dei PC quando un hacker prende possesso dei computer di un’impresa.”
    hm… tatuerei ai redattori un bel link in fornte: http://www.catb.org/~esr/jargon/html/H/hacker.html

  2. flod scrive:

    Non ho volutamente fatto presente la cosa perché alla fine c’è un disclaimer molto chiaro (raramente l’ho visto negli articoli che trovi in giro).

    Con il termine hacker si indica una persona esperta e abile nell’utilizzo di computer o programmi informatici, nella elaborazione di codici e di applicazioni.
    Nell’uso corrente questo significato assume spesso una connotazione negativa, identificando l’hacker con qualcuno che “cerca di violare i sistemi informatici”.
    Tipicamente questo tipo di hacker, più orrettamente identificabile con il termine “cracker”, è un programmatore esperto con sufficienti conoscenze tecniche per capire e sfruttare i punti deboli di un sistema di sicurezza.

  3. ramsesoriginal scrive:

    L’ho visto pure io quel mini-glossario, peró IMHO serve a poco se in tutto il documento si fa un uso scorretto della parola.

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