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Dal momento che mi si è presentata la possibilità di fare il buon samaritano e, cosa non da poco, fare il viaggio di andata in buona compagnia, sto seriamente valutando la possibilità di andare al WaveCamp in automobile anche in presenza di sole cocente (si aggiunga che 2 ore e mezza di autostrada su un monster, con 130° sotto alle chiappe, zaino in spalla e borse laterali non sono esattamente un’esperienza rilassante).

A questo punto ho due dubbi:

  • quali sono e in che zona si trovano i parcheggi predisposti in zona WaveCamp? Qualcuno ha informazioni in proposito?
  • esiste un indirizzo (o uno pseudo-indirizzo) del WaveCamp da inserire nel navigatore per evitare di ritrovarsi in culo ai lupi una volta usciti dall’autostrada?

Nota per il misterioso blogger da scarrozzare:

  • per il viaggio si accettano solo pagamenti posticipati in tè, in caso contrario ti lascio in balìa delle FS per 5 ore oppure ti abbandono in mezzo alle campagne della bassa bresciana 😉
  • sono aperto a proposte sulla colonna sonora (cd audio o cd mp3), ma sappi che sono di gusti difficili: bene hard-rock e metal, niente musica techno in stile Gioxx, trattandosi di personcina intelligente ci siamo già capiti su Tiziano Ferro, Pausini e compagnia bella 😛
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Ecco un evento a cui non puoi assolutamente mancare:

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Lo so, mancano ancora diversi mesi al marzo 2008, ma per fare le cose bene bisogna prendersi il giusto tempo 😉

Nel frattempo confermo ufficialmente la mia presenza al WaveCamp (20-21-22 luglio): sarò presente nella giornata di sabato, forse faccio un salto anche venerdì pomeriggio (devo organizzarmi con l’onnipresente conte™).
La popolazione locale ha consigliato di recarsi all’evento in moto, confidiamo fiduciosi nella partecipazione del sole all’evento.

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Outing

1 Giugno 2007

Dopo aver visto la presentazione di Elena e Feba in streaming, ho deciso di fare outing e mettere nero su bianco le mie colpe, un po’ come nostro signore dei compiuter™ Andrea Beggi che ha confessato di avere il punto davanti al proprio nome in Skype.

Allo ZenaCamp io e un altro blogger ci siamo messi a confrontare la nostra posizione in BlogBabel, l’equivalente 2.0 del righello delle medie 😳

Purtroppo c’è anche un’aggravante: non parlavamo della posizione della sera prima, ma guardavamo e commentavamo la classifica in tempo reale!

Volavano con leggerezza commenti del tipo:

Io: Guarda, io sono una ventina di posizioni più avanti.
Altro blogger: Sì, ma un mese fa io ero in posizione X (dove X numero altissimo)
Io: Sì, ma aspetta che mi ritorni il PR5 e poi ne riparliamo
Altro blogger: Cazzo, ma tu hai più link di me in Technorati!
Io: Ok, però tu ne hai dieci volte tanto in Google e col ritmo che hai su Technorati mi sorpassi in un paio di giorni
Altro blogger: Lo so, Google mi ama!

[la discussione delirante prosegue sullo sfondo per altri 5 minuti]

Ora, il fatto che “Altro blogger” fosse una donna cosa comporta? L’eccezione che conferma la regola oppure il crollo di una teoria? 😛


Non avevo in programma di scrivere queste righe, ma dopo aver letto certi post e commenti sul FemCamp ho preferito raccogliere le idee e metterle nero su bianco: l’idea di partecipare al FemCamp c’era, soprattutto dopo che un altro impegno è saltato all’ultimo momento (venerdì sera per la precisione). Certo, questo avrebbe comportato qualche ora di lavoro notturno per compensare la gita fuori porta, ma per conoscere persone che apprezzi si fa questo ed altro.

Ai due BarCamp precedenti ci sono andato armato di ingombrante macchina fotografica, scattando qualche centinaio di foto e mi sono chiesto: come reagiranno le donne al mio atteggiamento da paparazzo rompiballe? A me piace fotografare i volti, cogliere espressioni buffe, stare in mezzo alla gente e scattare, scattare, scattare… Per quanto relativamente timido mi piace parlare con le persone, conoscerle e allo stesso tempo illudermi di riuscire a bloccare il ricordo con il mio obbiettivo.

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foto di Antonio Sofi

Per la prima volta in tema di BarCamp mi sono fatto delle paranoie; leggendo queste cose penso di aver fatto bene a starmene a casa a lavorare.

That men can admit they attended an event that was meant to promote women so that they could scope out and photograph their breasts. Now that I think about it, many of the little twerps with cameras around their necks seemed to be foaming at the mouth. I’m really saddened.

Peccato: avrei potuto assistere alla presentazione di Feba e Elena, conoscere Luca e Lele (e la stessa Feba), scambiare due chiacchiere con Mescaline ed Etere che allo ZenaCamp ho solo incrociato, fare nuove fotografie imbarazzanti a Gioxx e Elena, ma sono sicuro che ci saranno occasioni meno impegnative e impegnate per recuperare.

Tornando sull’argomento, smettiamola di parlare di uguaglianza: che piaccia o meno uomini e donne non sono uguali, essere diversi non comporta necessariamente essere migliori o peggiori. Farsene una ragione sarebbe un buon punto di partenza.

Ultima considerazione: per quanto avevo capito io il FemCamp era un barcamp sulle donne, non per le donne, ma forse ho capito male.

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La sindrome da BarCamp consiste nella necessità di ricondurre qualsiasi incontro organizzato via Internet al modello BarCamp e nella spiccata tendenza a vedere solo i lati negativi dell’evento non-BarCamp.

Facciamo qualche esempio.

Pycon Uno

Maurizio ha commentato l’evento sottolineando quali sono gli aspetti non BarCamp: il BarCamp è gratuito, al BarCamp il wi-fi non si paga, ci sono i gadget, il pranzo è offerto dagli sponsor, le uniche spese sicure sono quelle del viaggio e dell’eventuale cena+pernottamento.

Per quel poco che ho avuto modo di conoscere Maurizio, guarda caso ad un BarCamp, sono sicuro che non avesse alcuna intenzione di creare polemiche: si è limitato a segnalare alcune “stranezze” dell’organizzazione (peraltro condivido alcune delle sue osservazioni).

Il BarCamp non è la soluzione di tutti i mali, ma agli organizzatori di Pycon Uno consiglierei di non prenderla sul personale e di trarre comunque qualche spunto. Ad esempio: possibile che Google o altre realtà non fossero disposte a finanziare o sponsorizzare in qualche modo il primo evento del genere in Italia? Oppure che non ci fosse modo di trovare uno sponsor (istituzionale o corporate) per la connettività?

Aperitivo milanese con Stefano Venturi

Anche qui si è criticato l’evento prendendo come riferimento il modello BarCamp: il BarCamp è aperto a tutti, che senso ha limitare l’evento a 100 persone? Se Venturi è interessato al mondo dei blog, perché non partecipa semplicemente ad un BarCamp o organizza qualcosa di simile?

Dal mio punto di vista è stata fatta una scelta: la bontà di questa scelta potrà essere valutata solo dopo l’evento in base alla reazione dei partecipanti e, sul lungo periodo, dalle decisioni di Cisco e di Stefano Venturi in tema di corporate blog.

Quali sono i punti spinosi:

  • la scelta di un luogo e di un evento non tecnologici, anche se ci saranno individui dotati di n-cazzi e telecamere (per chi non lo sapesse un n-cazzo è in grado di filmare, fotografare, telefonare, skyperare, twittare, gipiessare, tutto quanto contemporaneamente a discapito della sanità mentale del proprietario)
  • la scelta di un giorno feriale: quanti blogger possono permettersi di prendere una giornata (o forse più, perché a Milano bisogna anche arrivarci) per un incontro di poche ore?
  • la durata: un aperitivo non è una giornata, sono curioso di vedere cosa combineranno un centinaio di persone in così poco tempo (temo poco…)
  • inviti: sono stati scelti 100 blogger, criteri non pervenuti 😛

Se Cisco vorrà organizzare qualcosa in futuro, sono sicuro che non manchino le risorse per sponsorizzare un BarCamp tradizionale.

Cose (spiacevoli) in comune

I commenti (e non mi riferisco certo a Gaspar): passi criticare l’iniziativa, magari senza portare a sostegno uno straccio di motivazione, ma arrivare all’offesa sul piano personale di persone che nemmeno si conoscono è semplicemente ridicolo (ed è successo in entrambi i casi).

Consigli per gli acquisti

Installate Firefox e quel cavolo di dizionario italiano, almeno risparmiate la figura degli analfabeti 2.0 😉


Prendo spunto da un post di Antonio Sofi per fare qualche riflessione sull’argomento.

1. Scritte glitterate enormi con l’url del blog da appiccicarsi da qualche parte, magari sulla schiena

Pienamente d’accordo: anche a pranzo si scherzava sul posizionamento strategico delle spille e dei badge ai BarCamp, piazzati in modo da obbligarti a fissare zone dei corpi altrui in perfetto stile maniaco. In realtà a pranzo la discussione aveva preso un’altra piega, ma è meglio soprassedere per non compromettere fior di professionisti 😛

Detto questo, resta il problema di trovare una soluzione ragionevole, un compromesso tra visibilità e dimensione, senza tralasciare la presenza di URL di lunghezza spropositata: scartata l’ipotesi fascia da sindaco, si potrebbe optare per un badge gigante 10×15 da appendere al collo (ma non con quel materiale segacollo dei porta badge classici), introducendo colorazioni o simboli per distinguere al volo alcune macro-categorie (stile BlogBabel).

La posizione dorsale la vedo un po’ complicata: “Scusa, ti puoi girare un secondo che controllo il tuo URL?” 😉

2. Al fine di scongiurare il pericolo del 20/80 o del 1/9/90 (più o meno, e chi deve capire capisce) e “costringere” tutti a presentare e/o conversare, slot da 20 minuti – a metà ci si ferma e si discute. Il rispetto del minutaggio dev’essere assoluto

Costringere è una brutta idea, si rischia che le persone non vengano per paura di dover presentare qualcosa a tutti i costi.

Perfettamente d’accordo sul discorso minutaggio: ad Ancona questo è stato fatto ed è stato visto male da alcuni dei presenti. In compenso sabato ho assistito ad una scena abbastanza fastidiosa: qualcuno ha fatto presente al relatore che stava sforando, lui si è giustificato spiegando che aveva iniziato in ritardo perché le persone erano ancora a pranzo, con fare simpatico ha richiesto altri 10 minuti che poi sono diventati molti di più. Capisco che la discussione fosse interessante e coinvolgesse i presenti, ma nessuno vieta in un BarCamp di alzarsi e continuare a discutere da un’altra parte 😉

Concludendo: qualcuno dello staff (ben riconoscibile) che tenga rigorosamente il minutaggio e niente facce lunghe per le interruzioni.

3. Stanze il più possibile destrutturate: puff, tavolini da bar, poltrone, tappeti, panchine, tavole rotonde, strapuntini scomodi.

Forse su questo non sono del tutto d’accordo: alcune presentazioni attirano più pubblico di altre (vedi sabato quella di BlogBabel oppure quella di Luca Sartoni), la situazione diventa ingestibile in una stanza “destrutturata”. Come fai a mettere 40 persone attorno ad un tizio e sperare che riescano a sentire e capire qualcosa?

Piuttosto sarebbe utile creare queste stanze a margine delle sale ufficiali: finisci la tua presentazione e il tuo tempo, chi vuole proseguire può farlo seduto comodamente su un puff; naturalmente nulla vieta che una discussione nasca e muoia direttamente in queste zone di interstizio. Alla fine non è il luogo che crea la discussione ma le persone: bastava contare i capannelli di gente in piedi che si sono formati post-pranzo.

Allo stesso tempo queste zone non devono “disturbare” l’attività delle altre presentazioni: l’unico “problema” dello ZenaCamp era proprio legato ad una delle sale collegata alla zona accoglienza (purtroppo c’era poco da fare, la struttura del palazzo era quella) dove molti blogger si fermavano a chiacchierare e si trovava la postazione di lavoro di Robin Good.

Seguire le presentazioni in questa sala era particolarmente difficile, farle probabilmente era snervante.

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