BorderCamp

10 Settembre 2007

Il BorderCamp® (definizione di Samuele, definizione elaborata da Susan e Antonio), nasce ai bordi del BarCamp ufficiale. Nello specifico si era al RomagnaCamp, verso le 18.30, quando Palmasco ci convince a prendere le macchine fotografiche e approfittare della luce del non tramonto sull’Adriatico.

Si parte in comitiva: il sottoscritto, Samuele, Palmasco, Elena, Antonio armati di macchina fotografica, Nicola provvisto di telecamera per catturare i momenti salienti della sessione fotografica, Alessio sfruttato come soggetto e voce narrante, Magda, Dema e pm10 come accompagnatori. Non pervenuti: Ninna, partita con noi ma mai arrivata (si presume bloccata nella sabbia dagli anfibi) 😛

In questo set su Flickr potete vedere le foto realizzate durante il BorderCamp (tutte rigorosamente con 17-40mm, cavalletto e polarizzatore, con annessa incredulità di Samuele per l’uso del cavalletto) 😉

Un post(o) al sole


Salve, vi presento un post “ignorante” sul RomagnaCamp: se il cervello ci riuscirà, nei prossimi giorni cercherò di riflettere su alcuni degli spunti emersi sul modello BarCamp, per il momento la mia testolina riesce a produrre solo un cesto e una sporta di ignoranza gratuita.

Per prima cosa, facciamo come quelli veri e buttiamo lì uno straccio di ambientazione: in questo momento vi scrivo dalla terrazza di casa, coccolato da una leggere brezza e con un cane ronfante tra le balle i piedi. Memore del post Wavecamp, mi sono pure organizzato con la copertura Wi-Fi by FON 😛

Venerdì, ore 12, partenza astuta (intelligente, ma di più). Viaggio tranquillo, solo 10 minuti di coda nell’imbuto Borgo Panigale-bivio A14, il solito nulla sullo svincolo per Ravenna. Si arriva al Bocabarranca (per scriverlo ho dovuto controllare il wiki, ‘sto cacchio di nome non mi rimane in testa), e subito si capisce che non sarà il solito barcamp: panorama da favola, decine di tavolini, gente che si fa umiliare a Wii. Ok, il venerdì è dedicato al cazzeggio e io mi adeguo: solo un centinaio di foto.

Ci si organizza per la cena in centro a Ravenna, scarrozzo un paio di barcamper appiedati al loro albergo e ripasso a prenderli per la cena in città. Subito mi rendo conto delle ingiustizie della vita: mentre scendo per recuperare Sean, Giuseppe di e-net ed Emanuele Quintarelli, incrocio Luca che sta recuperando Amanda Lorenzani e Livia Iacolare.

Armati di TomTom, sconfiggendo una viabilità frutto della mente bacata di un assessore di provincia (gli autoctoni mi dicono che le strade cambiano di notte, in media ogni 2-3 giorni, godendo di vita propria), si arriva in piazza, non dopo essersi scontrati con il Syrius (si scriverà così? Boh!): visto il numero di telefonate arrivate al cellulare di Gioxx, si suppone che la scritta “Portale non attivo” non sia poi così chiara. Per il futuro: “Portale non attivo” significa che ci puoi passare, che l’arnese è spento, ok? 😉

La cena è ottima, anche se siamo la metà di mille e avevamo prenotato per venti: si sa, i barcamper son gente con la testa tra le nuvole (la scena si ripeterà per la cena di sabato sera), gli organizzatori mica possono continuare a corrergli dietro come si fa con i bambini (e hanno corso comunque, oh se hanno corso!) 😉

Si recupera Amanda (che Luca mi ha gentilmente ceduto per innalzare il livello estetico della pseudo-comitiva) e ci si sposta verso il pub: scene di panico, il TomTom crasha e decide di non ripartire, il cellulare di Emanuele non trova i satelliti. Alla fine il mio TomTom Go910 decide che ha riposato abbastanza e si può andare. Ah, ve l’avevo detto che la viabilità di Ravenna fa cagare? Così, giusto per sottolineare il concetto 😉

Dopo un breve periodo di sosta al pub, tra discussioni sulle differenze nel turpiloquio tra inglese british e americano, si ritorna all’albergo: solita viabilità del piffero, pedaggio su un ponte mobile (che a quanto pare nessun altro ha mai visto a Ravenna), discussioni tra una signora inglese e un americano di Boston provenienti dal sedile posteriore.

Sabato sveglia alle 5.20, doccia e uscita per andare a fotografare l’alba, che, come dice il saggio Palmasco, l’Adriatico è una fregatura e non c’ha il tramonto. L’insonne Giovy aveva cercato durante la notte di aggregarsi via SMS, peccato che io non abbia controllato lo pseudo-telefono prima di uscire (chi cacchio vuoi che mi cerchi tra le 2.30 e le 5.20 del mattino? Giovy!)

Sabato, ore 8: scendo a far colazione, vengo accolto da una zanzara tigre che decide di darmi una timbrata su una mano e su un braccio. A quanto pare era leggermente incazzata per il fatto che a) dei bambini facevano i 100m nel corridoio del terzo piano alle 2.30 di notte, sarei uscito per menarli… i genitori b) la sala colazione ha aperto alle 8.10, e non alle 8, e le zanzare ci tengono alla puntualità.

La colazione trascorre in compagnia di Giovy e Samuele: i due facevano i fighi parlando di colazioni irlandesi a base di fagioli e quasi mi collassano per l’orrendo caffè della macchinetta 😛

Sabato il BarCamp, una marea di gente, alcuni volti noti e molti sconosciuti: Fullo arriva dal CampCamp, alla richiesta “Dov’è Teo?” risponde laconico “Teo? Stava ancora dormendo. O forse è morto, non ho controllato. Magari più tardi faccio un salto e controllo.”

A quanto pare va di moda il look sbarbato: Stefano Vitta e Antonio Sofi arrivano praticamente implumi, rimane il sospetto che siano state assoldate delle controfigure mentre i due veri blogger sono in crociera con Pandemia.

Nel pomeriggio vengo avvicinato da un losco figuro, che scopro essere iPapy armato di Nikon: durante il pre-cena ho avuto il piacere di conoscere la iFamiliy al completo, un’esperienza rigenerante. Magic moments (ma non avevo la macchina fotografica appresso per fermare l’attimo): Daria che convince Gioxx a non darci buca per la cena, iBaby che fugge silenziosamente ad ammirare il tramonto sulla battigia, Gioxx che subisce una violenza sessuale in piena regola da parte di Daria per le chiavi della truzzo mobile, Federico che arriva con un plaid verde sulla testa che fa quasi ribaltare Daria dalla sedia per le risate.

Cose da ricordare in ordine sparso (che il portatile sta finendo la batteria):

  • Fullo che tenta di insegnare a JTheo come lanciare un frisbee (risultati discutibili)
  • incontro di box con Wii tra Amanda e Livia, con frasi irripetibili (ma Luca dovrebbe avere un video)
  • l’incontro con due bresciani in terra straniera (Felter e Tiziano)
  • il fatto che Elena non abbia mai estratto il portatile
  • Giovy che alle 23 del sabato gira con la 5D di Samuele e il 50mm di Palmasco cercando in maniera spasmodica soggetti da fotografare
  • la mancanza di disciplina dei barcamper quando c’è da iscriversi a pranzi e cene
  • la iFamily al completo
  • la mia ignoranza in fatto di Cinema (da ricordare, “L’alba dei morti dementi”)
  • l’istinto paterno di Palmasco al tavolo con iBaby
  • il volume del piccolo Maistrello, praticamente un impianto da stadio 😛
  • Dema che mangia, sempre 😛
  • Antonio Sofi (o il di lui sosia) che dimostra un insospettabile talento per il lavoro a maglia
  • Silvia e Magda, la parte fotogenica della coppia
  • l’altezza di Ninna, che uno se l’aspetta alta 1.50m a vederla in webcam
  • tutti quelli che si sono fatti riconoscere (Andrea di Cisbic, Chicco e tanti altri)
  • il BorderCamp (nome partorito da Samuele, magari lo spiego in un post a parte con una foto)

Per il futuro: io sono vagamente parecchio orso, non è che me la tiro. Se fate il primo passo poi parlo, e non mordo (a meno che venga espressamente richiesto) 😉

P.S. Se avete fatto clic su tutti i link, avete vinto un maglioncino di lana viola fatto a mano da Antonio Sofi. Scrivere @webgol per concordare il ritiro del premio 😛

P.P.S. Tutti i gadget erano clamorosamente viola: giusta punizione per qualcuno che non è venuto 😛

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Il mio WaveCamp

22 Luglio 2007

Eccomi qua, in accappatoio, nel naso l’odore psichedelico del cloro, PowerBook sul tavolo senza la copertura Wi-Fi di quel cacchio di router 3Com (urge una soluzione! Qualcuno mi invii un promo code foneroso 😛 ), a sfruttare l’ombra del gazebo in giardino per raccontarvi l’ennesimo incontro dell’italica blogopalla: il WaveCamp.

Venerdì pomeriggio partenza da casa alle 15.15 per andare al recupero di Mescaline, rinchiusa in un monastero del ‘500 con una folla di sconosciuti che avanzano pretese di parentela (il fatto che il monastero adesso sia un ristorante è un dettaglio insignificante). Già me la immagino in stile Duke Nukem 3D, con tutti gli invitati distesi a terra in un lago di sangue, un fucile nella mano destra e la testa della sposa che dondola nella sinistra.

Arrivo in questo luogo dimenticato da Dio e decido di aspettare 5 minuti prima di allertarla via SMS: passa 1 minuto e vedo un gruppetto di donne arrancare sulla salita del ristorante (l’avevo detto che il ristorante, da bravo ex-monastero, è in culo ai lupi arroccato su una collina?), in pieno sole, circa 37°. Sono nella pausa tra il “primo primo” e il “secondo primo”: praticamente una maratona culinaria che si protrarrà fino alle 20! Quasi quasi mi dispiace di averla sottratta a questo martirio e al suo tavolo “Gazzetta dello sport” 😛

Incrocio la signora mamma di Mescaline, che mi scruta e si convince parzialmente di non avere di fronte un maniaco pronto a rapirle la progenie. Nel frattempo M. si cambia come una novella Wonder Woman (o Clark Kent, ma non c’era la cabina telefonica) e si parte sulla pseudo-macchina: 37.5° sull’indicatore del cruscotto, aria condizionata piazzata in automatico sui 24°.

Ecco, della signorina M. bisognerebbe parlare per almeno un paio d’ore, ma ne uscirebbe una specie di santino, una gigantesca icona russa, per cui è meglio sorvolare. Potrei parlarvi della borsa, che i pantaloncini di Eta Beta gli fanno un baffo, oppure della quantità di cose viola che vivono e si riproducono nella succitata borsa.
Difficile trovare le parole per descrivere una gentile signorina che sente partire “Fear of the Dark” live dall’autoradio e dice “Andiamo sul classico!”, avendo capito immediatamente: a) Chi suona b) Quando è stata registrata c) Qual è il DVD da cui è presa d) Come era vestito Bruce Dickinson quel giorno 😀
A proposito: il film spazzatura con Ben Affleck e Uma Thurman era PayCheck 😉

Durante il viaggio, scrutando le prealpi gardesane avvolte dalla cappa di calore, M. pronuncia una frase che poi si rivelerà profetica: “Ma come fate ad orientarvi senza il mare?” Ecco, i genovesi senza il mare hanno il senso dell’orientamento di un pipistrello col casco.

Ci abbiamo messo quasi 4 ore per arrivare all’uscita di Sesto Fiorentino, complice coda lacustre in zona Desenzano e una barca in mezzo all’A1 (lo so, sembra la pubblicità della Q8, che ci posso fare?). Arrivati a Sesto Fiorentino è servita un’ora per riuscire a rintracciare i 4 soci genovesi, apparentemente non a proprio agio nell’individuare punti di riferimento umani e univocamente riconoscibili 😛

Lascio una sfiancata M. tra le braccia dei suoi soci (stava iniziando a parlare in terza persona alla Twitter) e mi avvio verso la casa di Iacopo, dove un Gioxx particolarmente affamato cercava di placare i morsi della fame addentando il mobilio. Si va a mangiare una pizza di dimensioni imbarazzanti, gelato e poi a casa per il giusto riposo del viaggiatore (siamo circa all’1.30 del mattino).

Giusto riposo ‘na sega: mi sono addormentato alle 2.30, coccolato da tempeste tropicali provocate da Air Gioxxâ„¢ (come spiegato a qualcuno la mattina successiva non avevamo l’aria condizionata ma l’aria gioxxata, e vorrei far presente che venerdì sera non ero biondo come lo sono ora), caldo torrido e zanzare talmente grosse da richiedere l’autorizzazione alla torre di controllo prima di entrare in camera.

Ore 5.30 sveglia, orologio biologico della cippa! Mi alzo, recupero Gandalf (il PowerBook) e me ne esco sul balcone a godermi i 20° del mattino. Alle 6, dopo aver controllato posta e feed, inizio e finisco “Grazie!” di Daniel Pennac.

Alle 7 siamo praticamente tutti svegli, ciononostante non riusciamo a muoverci da casa prima delle 8.30: Gioxx prima cazzeggia con Last.fm, poi passa al trucco lo stesso tempo di Valeria Marini. Piccola fermata in pasticceria per la colazione, poi un’altra ora di auto in direzione WaveCamp.

A questo punto vorrei spezzare una lancia nel fondoschiena dell’organizzazione di Italia Wave: le indicazioni per raggiungere il Wave sono le peggiori che io abbia mai incrociato! Si capisce dove sono i parcheggi, ma non si capisce dove razzo si trovi l’area dei concerti. Fatto sta che abbiamo lasciato le macchine ad un paio di chilometri dall’area in cui svolgeva il WaveCamp, un paio di chilometri da farsi sotto il sole cocente, accanto alla strada e in mezzo a terra sabbiosa che ti si infila in ogni dove.

Arriviamo e passiamo i tornelli dell’ingresso: un simpatico omino dotato di giubbetto catarifrangente ci arriva alle spalle e ci avvisa “Le borse!” Risposta sussurrata del conteâ„¢: “Col cazzo!” Poi si scopre che voleva guardare dentro alle borse, non tenersele come souvenir. Non soddisfatto produce un paio di battute sul fatto di tenersi le borse (dopo averne visto il contenuto), al che io fantastico sulla possibilità di fargli una rettoscopia con il 70-200mm+paraluce (e chi l’ha visto dal vivo capisce cosa significa).

Dopo avere attraversato il deserto del Gobi che si stende davanti al palco principale, si entra nell’area in cui si terrà il WaveCamp: sono quasi le 11 e non c’è molta vitalità, in sottofondo il sound-check di Vinicio Capossela che durerà per circa 4 ore. Si incontrano Dema, i genovesi redivivi (che a quanto pare hanno recuperato il senso dell’orientamento 😛 ), DelyMyth e socio, Stefano Vitta, Antonio Sofi che cerca di convincermi che l’etica del fotografo impone di non fotografare un collega, Elena con piccolo russo al seguito, una quantità di altre persone tale da saturare le sinapsi dei miei poveri neuroni.

I talk slittano alle 13.00: questo WaveCamp sarà all’insegna della qualità dei contenuti, non della quantità. Mi perdo il primo talk, troppo intento a sciogliermi con i 43° di quel Dolce forno Harbert che è il tendone in cui ci troviamo: le fonere vanno in shock termico, la lobby genovese torna in albergo per una pausa rigenerante, Gioxx regala ignoranza gratuita (ed è per questo che gli vogliamo bene).

Riesco a seguire l’interessantissimo talk di Stefano Quintarelli (a proposito, le slide ci sono da qualche parte?), quello dell’instancabile Luca Mascaro e quello dell’uomo Siae (Manlio Mallia, un nome perfetto per uno dei trentatre trentini). Eventuali riflessioni sugli argomenti trattati le riservo per la fase post-bollitura del mio cervello. Nel pomeriggio arrivano anche Alessio Jacona, cotto a puntino dal viaggio in moto e dagli addetti al parcheggio del Wave, Feba e Nicola Mattina.

Ore 18 e qualcosa, si decide di tornarsene a casa saltando la cena (l’ho detto che, a parte un calippo e 3 litri di acqua calda, ero a digiuno dalla brioche del mattino?). Peccato che il viaggio di ritorno sia stato molto più noioso di quello di andata.

Dimenticavo: in un solo giorno sono riuscito a compromettere la mia fama di asociale, garantendo la mia presenza al RomagnaCamp e al LostCamp di settembre.

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Foto del WaveCamp 2007

22 Luglio 2007

Ho appena finito di pubblicare le mie foto del WaveCamp 2007 su Flickr: se volete dare un’occhiata, le trovate tutte qui: vi assicuro che ce ne sono di più belle e di assolutamente imperdibili, altro che le simil Crocs di Dema 😉

Argh (simil crocs)

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(micro)WaveCamp

21 Luglio 2007

Ragazzi, non potete immaginare il caldo che fa…

wavecamp1.jpg

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Domani WaveCamp

20 Luglio 2007

wavecamp.jpg

La macchina è lavata, pulita e stirata, tra qualche ora si parte in direzione Toscana – WaveCamp: piccola deviazione per recuperare il blogger misterioso (che in questo preciso istante si sta godendo un matrimonio in salsa bergamasca con palesi istinti omicidi verso prete e sposa) e partenza giusto in tempo per beccare la punta di traffico in quel di Bologna 😛

Ritorno previsto per sabato sera/notte, il post con la consueta fotografia domenicale potrebbe tardare: magari ce ne metto una del WaveCamp (sullo stile di questa) visto che mi hanno sfidato pubblicamente (noi, nel dubbio, si arriva armati di 4 obiettivi, 2 batterie, quasi 8 GB di schede di memoria e PowerBook).

A proposito: qualcuno ha delle trombe da stadio da usare durante l’intervento del conteâ„¢?

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