Lo pseudo-lavoro (sfogo)

26 Ottobre 2007

Quando questo post verrà pubblicato sul blog, io sarò su un treno, destinazione Milano, in compagnia del mio notebook e di un paio di persone (melodrammatico, vero?). In realtà la vera destinazione è la sede di un’azienda con cui potrei iniziare un nuovo rapporto di collaborazione: la proposta è arrivata tramite un amico, inizialmente mi era sembrata un’offerta straordinaria ma più ci penso e più ci vedo problemi (e sono passati solo 4 giorni, cazzarola).

Ogni tanto mi capita di guardarmi indietro e pensare al lavoro che ho fatto in questi anni: ho iniziato a lavorare nel 1999, facendo corsi di informatica (Windows, Word, Excel) presso le aziende. Nel marzo del 2000 ho iniziato un rapporto di collaborazione che dura tutt’oggi: tecnico software e hardware, assistenza su software gestionali.

In questi 8 anni ho aperto una ditta individuale (luglio 2004), lasciato ammuffire un libretto con 15 esami di ingegneria elettronica, coltivato una decina di clienti diretti, realizzato qualche sito web e sviluppato piccoli software. Tutta la formazione è sempre stata a mio carico (Amazon ringrazia): non ho mai avuto la possibilità di crescere grazie al lavoro (ho sempre lavorato da solo, non ho colleghi più esperti a cui “rubare il mestiere”), quello che ho imparato l’ho fatto perché volevo farlo, e solo in alcuni casi mi è venuto utile per il lavoro.

Nonostante questo mi ritengo un privilegiato: pur essendo un lavoratore autonomo, ho un lavoro garantito di 28 ore alla settimana, con tariffa oraria e rimborso chilometrico, nelle restanti ore posso gestire liberamente i miei clienti. Da non dimenticare un punto fondamentale, sudato frutto delle lotte di questi anni: solo i clienti diretti possono rompermi le scatole sul telefono cellulare, i 200 e passa clienti che seguo in quelle 28 ore no.

Quando mi hanno proposto questo nuovo lavoro (che occuperebbe solo parte della settimana, forse 2 giorni) ho subito pensato alle prospettive economiche: a parità di ore riuscirò a guadagnare più di quanto guadagno ora? Se la risposta è sì, è fatta.

Poi ci pensi con calma, e ti chiedi: ma sei sicuro che l’aspetto economico conti fino a questo punto? Quanto sei disposto a cedere della tua libertà per guadagnare soldi? Se guadagnare più soldi significa ricevere chiamate a tutte le ore, rinunciare a quegli scampoli di tempo che dedichi ai tuoi interessi, ne vale ancora la pena?

Alla fine ho fatto come faccio di solito: apro un editor di testi, di quelli senza tanti fronzoli e merletti, e comincio a scrivere. Pro e contro. Le cose da chiedere, quelle da chiarire.

In fondo al foglio c’è una domanda, chiara: quali sono le prospettive di crescita e le possibilità di formazione (non commerciale, grazie)? In questi giorni sono passato dall’entusiasmo al dubbio, la sensazione è che, accettando, dovrò rinunciare a molta, forse troppa della mia attuale libertà, e che le risposte all’ultima domanda non saranno soddisfacenti.

Alla fine sono uno pseudo-tecnico di 30 anni che ancora non ha deciso cosa vuol fare da grande.

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17 commenti/trackback a “Lo pseudo-lavoro (sfogo)”

  1. cyberflaz scrive:

    Io l’ho capito, pochi mesi dopo che ho cominciato, che il mondo del lavoro è una merda (perdonate il termine).
    Ma siccome bisogna lavorare, bisogna trovare il giusto compromesso, dal punto di vista economico, della crescita personale, dello stress, della comodità, delle prospettive future, dall’ambiente e chi più ne ha più ne metta.

    Che dire, fai la scelta giusta e in bocca al lupo!

  2. maurizio scrive:

    Per quanto poco possa valere, non sai quanto ti capisco…

    …e chissà, magari un giorno riusciremo a farci una bella chiacchierata sull’argomento.

    In bocca al lupo 😉

  3. capemaster scrive:

    pesa tra i difetti la soppressione della rubrica “Il fotografo della domenica”

    😀

    Scherzo, ma ci sono dei limiti che il lavoro non può e non deve superare.

  4. miki64 scrive:

    Non sai quanto ti capisco….

    Io mi sono sempre comportato così:
    – prendo foglio e penna;
    – a sinistra metto varie voci in riga, una sotto l’altra (benzina, orario di lavoro, promozioni, aumenti di stipendio eccetera) e le faccio incrociare con le colonne “Nuovo lavoro” e “Vecchio lavoro”;
    – poi, a seconda delle voci, metto dei pallini in una colonna o in un’altra;
    – tiro le somme e mi fido ciecamente della colonna vincente!
    E ci azzecco sempre!

    Una sola volta ho preferito dare più importanza a determinate voci rispetto ad altre (indumenti di lavoro fornita dal datore di lavoro e chiusura per ferie dell’azienda ad agosto e quindi ferie sicure per me) e mi sono ritrovato:
    – senza lavoro dopo un mese di prova;
    – con il mutuo della casa da pagare;
    – con la rata dell’auto da pagare;
    – con prospettive zero di un nuovo reimpiego a breve/medio termine!

    E’ stato il periodo più buio della mia vita, quello.
    Considera TUTTI gli aspetti, non fermarti in superficie o a considerare solo quelli che più ti solleticano…

    Fa’ la cosa giusta! 😉

  5. Luciano scrive:

    Non credo di essere la persona giusta per dare consigli, nella mia vita a conti fatti vedo più errori commessi che scelte azzeccate, alla luce di questo ciò che dai miei 45 anni di “vita vissuta” ti posso dire di aver imparato è che si dovrebbe “lavorare per vivere” e non il contrario. Anteporre il lavoro alla tua vita può essere gratificante ma nel mio caso un bel giorno potresti svegliarti e trovarti:
    – senza una famiglia (la tua ex moglie ti potrebbe rinfacciare di aver pensato troppo al lavoro e poco a lei, per cui si è cercata una persona che le stesse vicino, in tutto questo non vedi tua figlia da 8 anni)
    – senza un lavoro (l’azienda a cui ti sei dedicato sacrificando i tuoi affetti un bel giorno decide che chiudere è la soluzione migliore dato che il mercato non consente più di avere profitti ma richiede investimenti e intaccare il patrimonio non rientra tra i loro progetti)
    Tutto ciò ti porta a “tappare buchi” per riuscire a “tirare fine mese” e a quasi 40 anni “inventarti” un lavoro perchè sei troppo vecchio per far carriera oppure “troppo qualificato” per tornare ad essere dipendente, ti dovrebbero pagare meno di quanto vali, ma tu intanto devi sempre decidere se comprarti il formaggio di marca o quello marcato lidle per far uscire i soldi delle sigarette. Se posso, lavora per vivere!!!!!! Non perdere il contatto con ciò che ami, con chi ami !!!! Nessuna cifra vale questo. Se l’incastro combacia con questi principi, ben venga il nuovo lavoro.
    All the best !!!!!

  6. Andy scrive:

    Ma non è che mi puoi assumere? 😀

    Mi sono appena diplomato 😛

  7. emaaaa scrive:

    “Alla fine ho fatto come faccio di solito: apro un editor di testi, di quelli senza tanti fronzoli e merletti, e comincio a scrivere. Pro e contro. Le cose da chiedere, quelle da chiarire”

    stupendo, anche io lo faccio sempre!

  8. markingegno scrive:

    Mi fa piacere di non essere l’unico a pensarla a questo modo.

    Pero’ comincio a chiedermi, a 40 anni la pensero’ ancora cosi’ o mi mangero’ le mani per non aver cercato un lavoro dipendente qualsiasi?

    Mah!…

  9. robie scrive:

    ti capisco, anche io in questi giorni sto prendendo decisioni sul mio futuro lavorativo.

    Purtroppo non ho una strada alternativa e sto cercando di capire cosa potrei fare se cambiassi un lavoro, o se dovessi andare a fare il dipendente presso altre strutture che sono sicuro al momento non “pagherebbero” la mia professionalità e la mia esperienza, sebbene sia un lavoro che mi piace parecchio dove però vedo un futuro un po’ nero.

    Ho anche valutato una buona proposta di part time, ma come al solito se uno è abituato a fare tutto al massimo il lavoro sarebbe part time come orario ma full time nella sostanza.

    IBAL per la decisione

  10. franco scrive:

    Io faccio il rappresentante di vernici, per carrozzerie da auto e industriali. Dove vivo ci sono alcuni colorifici che mi hanno fatto varie offerte. 6 anni fa ho cambiato colorificio, la scelta e’ stata dura, ma avevano il prodotto migliore sul mercato, ad un prezzo piu’ alto degli altri pero’. Al tempo avevano un parco clienti molto ridotto, non valorizzavano il prodotto. Io ci credevo, ora nella mia zona siamo i numeri 1 !! Questo ha comportato per me un impegno iniziale notevole, con orari di lavoro diversi ogni giorno, riuscivo a malapena ad organizzarmi. 2 Anni fa ho deciso di dare una spuntata al mio portafoglio clienti, molti erano distanti e non facevano fatturato. Tutto questo mi portava via molto tempo, e quindi ho deciso di dedicare piu’ tempo alla famiglia e al tempo libero. Per ora le mie mosse si sono rivelate azzeccate, abbiamo clienti vicini e il fatturato e’ in continua crescita. Ti consiglio, per quello che possa valere, di riservarti sempre del tempo libero, se puoi, anche solo per “ricaricarti” . Quando sono riposato, rendo il triplo sul lavoro, questo e’ il mio pensiero…. Spero di esserti stato d’aiuto…

  11. ViK scrive:

    Per ora sono uno studente, che lavora quando può x pagarsi l’affitto: principalmente nel campo grafico e (classico) web design. Di solito vengo pagato a ore, ma ho preso delle belle incu**te… Quello che ti dico io sono 2 cose:
    1 – Per me lavorare mi da oggettivamente valore. Forse, ho una visione ottimistica della vita, ma anche in lavori apparentemente brutti (tipo fare il solito sito del cavolo) cerco di sentirmi utile, in primis a me stesso
    2 – in bocca al lupo 😀

  12. halifax scrive:

    Forse la riposta è nell’ultima frase del tuo post:
    “Alla fine sono uno pseudo-tecnico di 30 anni che ancora non ha deciso cosa vuol fare da grande.”

    Hai ancora tempo per pensare, per non fare scelte definitive, vero è che i nostri anni sono caratterizzati dalla precarietà (anche se molti preferiscono il termine “flessibilità”, forse fa meno paura) in tutti i sensi, dal punto di vista del lavoro, delle relazioni, della società in generale, per quasi tutto ciò è negativo, però se vogliamo vedere l’altra faccia della medaglia, se vogliamo trovare un’altra prospettiva, se vogliamo comunque trovare una positività della nostra generazione rispetto alla precedente (dovrebbe essere così, ma molti dubitano che ciò in questi anni stia realmente accadendo per la nostra come fu per le altre rispetto alle loro precedenti) c’è che non abbiamo tappe prefissate.

    Prima c’era un’età per cominciare a lavorare, una per sposarsi, per avere figli, in un specie di scadenzario prefissato più da altri che non da noi stessi, dai contesti in cui ci troviamo ad interagire e spesso, molto spesso (anche se gli effetti più tragici sono davvero evidenti solo ora) seguire queste forzature dava più infelicità che altro, celato dietro maschere conformistiche più o meno riuscite.

    Ora non è così, le tappe le scandisci tu, non necessariamente devi essere codificato in qualcosa, fai quello che credi, giudichi, consideri, intuisci sia giusto ora, senza passato e senza futuro, senza paura di sbagliare, ci sta nel gioco della vita,.

    Ora dovresti rinunciare, forse, a un po di tempo libero per i tuoi interessi per maggior lavoro, va bene, può darsi che fra qualche tempo sia il contrario, essere professionista significa anche essere questo, non hai già una strada lunga e prefissata di uno stesso impiego.

    Certo da un lato questo potrebbe essere più pericoloso perchè si hanno meno garanzie, ma allo stesso tempo, essere professionisti, ha il vantaggio di “reinventarsi” nello stesso campo senza troppi traumi.

    Parafrasando un proverbio,una volta s’iniziava tondi e si finiva tondi, nei tempi di oggi s’inizia tondi, e molto probabilmente si finisce quadrati dopo essere stati triangolari.

    Tante altre cose ci sarebbero da aggiungere ma non mi dilungo troppo 😆

    In bocca al lupo pseudotecnico 😉

  13. Francesco scrive:

    Beh, se la cosa ti puo’ consolare sappi che sono uno pseudo-non-piu’-tecnico che non ha ancora deciso cosa vuol fare da grande. Pero’ un pizzico mi diverto ancora, e tanto mi basta. Ah!… ho passato i 40! 😉

    A 30 anni puoi permetterti il lusso di avere dei dubbi e provare e sperimentare, tanto piu’ che i risultati che hai ottenuto ad ora mi paiono tutt’altro che disprezzabili e banali.

    Happy hacking! Ciao, f.

  14. Francesco d'Elia scrive:

    La mossa vincente è la collaborazione, cosa che in America sanno fare tutti benissimo e qui tutti sfuggono come la peste preferendo rimanere nel priprio orticello.. Quando un semi-deficente come Tom Anderson riesce a mettere in piedi MySpace e qui non si riesce nemmeno ad organizzare una partita a tresette bisognerebbe farsie delle domande.. Robin Good ti dice che è interessato a persone che lavorino 30-40 ore a settimana GRATIS, se avessi 20 anni o prenderei anche in considerazione, ora no.. Negli USA un gruppo di bloggers o altro avrebbe già fatto una SpA ed avrebbe sfondato mentre qui ci tocca combattere contro clienti che vogliono avere tutto senza spendere, che non vogliono imparare, che credono che il tuo lavoro sia come quello dell’idraulico, etc.. Poi puoi farti tutti i Barcamp che vuoi con la consapevolezza che non cambierà mai nulla, vedi che la gente fa incetta di Fonere per rivenderle e che a dispetto del numero non ti connetti da nessuna parte e tante altre cose che non sto nemmeno ad elencare per pietà.. Siamo il quarto mondo dell’IT visto che nel terzo esistono realtà che funzionano.. Quindi.. In fine dei conti siamo tutti italiani, non stupiamoci.. Ad Majora.. Francesco

  15. Sokak scrive:

    CAro Sommo…

    Concordo con Miki, e con Halifax anzichenò…

    Tu che puoi, pensa con calma, fatti forza, in bocca al lupo e vedi se son rose…

    Io, al suo tempo, ho perso il treno.
    Ho smesso gli studi, perché la lira lateva in casa, e ho cercato il primo impiego presto presto…

    Lavapiatti, barista…

    E poi commesso. Adesso c’ho anche io i debiti, il lavoro mi fa schifo, ma il pane serve, e almeno per altri cinque/sei anni mi tocca stare qui.

    Mi sono rassegnato, dovrei riprendere gli studi, ma non ho testa per queste cose. I cricetini che ho nel cervello non funzionano come dovrebbero, e ho una terribile attitudine a scordare le cose pochi istanti dopo che mi vengono dette. Sono orbo come una talpa, e non credo che riuscirò mai a farmi il laser agli occhi.

    Insomma, trascorro tranquillo il lungo periodo che mi resta ancora da vivere ad accumulare polvere nella mia tomba.

    E questo solo posso aggiungere, caro Sommo.
    Qualunque cosa farai, ovunque tu andrai, finché sai che hai del tempo e delle possibilità non lasciarti marcire così.

    Trova il tempo per te stesso, pretendi sempre il rispetto per te stesso, segui la tua strada andando avanti, ma non scordarti mai di quello che hai lasciato indietro.

    E se l’aria si fa viziata, beh…

    Prova a cambiarla. E se sei nel dubbio, come mi pareva di aver già detto una volta, ricordati che siamo sempre qui, pronti a darti una mano.

    E spero di parlare a nome di tutti! 😛

    (ovviamente, sono risultato incomprensibile come al solito…)

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