G.A.S.

10 Agosto 2010

[DISCLAIMER: se hai abbastanza istinto masochista da continuare a leggere e non sai di preciso come sia fatta una chitarra, ti consiglio di dare un’occhiata a quella sottospecie di glossario in fondo all’articolo]

Qualunque chitarrista (e probabilmente fotografo) conosce bene la sigla G.A.S., acronimo per Gear Acquisition Syndrome. In parole povere la mania di circondarsi di un numero spropositato di chitarre e puttanate diavolerie (effetti, amplificatori, casse, pedali, rack, cavi, plettri, ecc. ecc.). Essendo il budget limitato, G.A.S. è spesso sinonimo di permuta 😛

Fortunatamente non sono mai stato attratto dagli amplificatori, probabilmente l’anello più costoso della catena insieme alle chitarre. Visto il periodo di cazzeggio, ho deciso di fare un elenco di tutte le cazzabubbole legate al mondo della chitarra che mi sono passate tra le mani in questi 18 anni.

Chitarre

La mia prima chitarra è stata Rusty, una Ibanez RG570 (catalogo Ibanez) made in Japan del ’93. La chitarra, hardware dorato a parte, è ancora in buone condizioni ed ha ricevuto un paio di humbucker nuovi giusto qualche mese fa (Di Marzio Tone Zone e Air Norton in versione zebrata).

La seconda chitarra, la prima acquistata con il sudore della mia fronte, è stata una Ibanez RG7-420BP, sette corde made in Japan del ’99 (catalogo Ibanez) . Ben presto ho sostituito i pick-up originali con dei Di Marzo (Tone Zone e Air Norton). Alla fine è risultata una delle chitarre che ho meno utilizzato, motivo per cui ho in programma di venderla per sostituirla con qualcosa di più versatile.

Terza chitarra: Ibanez S1540 (si nota il trend?), made in Japan del 2002 (catalogo Ibanez). Sto valutando se venderla visto che non la uso praticamente più, ma trattandosi di una chitarra splendida sono decisamente restio all’operazione.

Quarta chitarra: Ibanez Joe Satriani JS1200, made in Japan del 2005 (catalogo Ibanez). Tra tutti i modelli signature, continuo a considerarla quello con il rapporto prezzo/prestazioni più elevato in casa Ibanez.

Quinta chitarra: Peavey HP Special CT USA. La prima chitarra “seria”, non costruita in estremo oriente e con tastiera in acero.

Chitarre possedute e date in permuta:

  • Squire Starfire, semiacustica in stile Gibson 335. In assoluto uno dei peggiori acquisti mai fatti: pagata eccessivamente, usata poco e venduta per due lire (mercato praticamente nullo per questo modello). Data in permuta per la Joe Satriani.
  • Ibanez RG-1520, made in Japan nel 2005 (catalogo Ibanez). Acquistata come muletto per esibizioni dal vivo, data in permuta per la Peavey.

Dopo 18 anni posso dire con certezza di prediligere modelli con manico bolt-on e non verniciato.

Chitarre acustiche

La mia prima chitarra acustica è stata una Ibanez AE (non ricordo il modello preciso né l’anno), venduta ad un amico per passare ad una Ovation made in Korea (Elite CS-247), a sua volta data in permuta per acquistare l’attuale Taylor 412CE. A meno di furti/rotture, non vedo cambi di acustica all’orizzonte.

Rack

Come dicevo sopra, non sono mai stato attratto dagli amplificatori, in compenso ho sempre avuto parecchio interesse per i multieffetti a rack (un settore sempre più di nicchia). Attualmente la catena nel mio rack è la seguente:

  • il segnale entra in un preamplificatore Rocktron Piranha (due valvole 12AX7);
  • nel loop effetti del Piranha c’è un T.C. Electronics G-Major;
  • il segnale esce in stereo dal Piranha ed entra in un BBE Sonic Maximizer 482;
  • il segnale del BBE esce in stereo verso un Marshall Valvestate 8008;
  • casse Marshall 1936 e 1922 (entrambe con 2 coni da 12″).

Per registrare via USB utilizzo un Digitech GSP1101, acquistato usato l’anno scorso.

Confesso di aver pensato spesso ad un finale valvolare, ma delicatezza/peso/costo mi hanno sempre fatto desistere.

Nel corso degli anni sono passati diversi pezzi per questo rack:

  • Preamp Rockman XPR. Distorsioni tipiche da anni ’80, suoni puliti assolutamente spettacolari (credo lo abbia usato anche Steve Vai da qualche parte su Passion and Warfare).
  • Marshall JMP1. Non ci sono mai andato d’accordo, suoni ok fino al crunch ma non mi è mai piaciuto sulle distorsioni.
  • Alesis Midiverb IV. Sostituito egregiamente dal G-Major.
  • Zoom Digitech Valve DSP9150. Dato in permuta per il Piranha, la qualità del suono era decisamente buona per il prezzo (ne ho intravisto uno usato a 90€ l’altro giorno da Musical Box).

Amplificatori (non a rack)

L’unico amplificatore che possiedo è un modello per chitarra acustica (SR Jam 150 Plus). Ultimamente ho una certa curiosità verso combo/testate da studio in classe A (Cicognani Brutus, Peavey Mini Colossal e simili), ma ho l’impressione che resterà solo interesse “platonico”.

Glossario

Non mi ero mai reso conto di quanta fuffa terminologica si accumuli nella testa di un chitarrista…

hardware
In generale tutta la parte “non legnosa” di una chitarra elettrica tradizionale (ponte, meccaniche, controlli di tono e volume, ecc.).

humbucker
Su strumenti elettrici le vibrazioni delle corde vengono “raccolte” (trasformate in impulsi elettrici) da bobine magnetiche chiamate pick-up. Il single coil, come dice il nome stesso, è costituito da un singola bobina. L’humbucker è costituito da una coppia di bobine in controfase, ed è in grado di fornire un’uscita maggiore e meno rumore (“buck the hum”).

In generale su una chitarra si trovano due o tre pick-up, per cui si parla di “configurazione”. La configurazione tipica di una Stratocaster è SSS (tre single-coil partendo dal ponte), quella di una Ibanez è HSH (due humbucker con single coil centrale). Sulla chitarra è presente un selettore per scegliere quali pick-up attivare, i più comuni sono a 3 o 5 posizioni (ad ogni posizione corrisponde un gruppo di pick-up diversi).

bolt-on
Il manico (neck) può attaccarsi al corpo (body) della chitarra in 3 modi:

  • bolt-on: attaccato con delle viti, tipico delle Fender Stratocaster, spesso si parla di “manico avvitato”. Il numero classico di viti è 4, ma se non possono trovare tranquillamente anche 5 o 6.
  • set-in: manico incastrato e incollato al corpo, tipico delle Gibson, spesso si parla di “manico incollato”.
  • neck-through: il manico e la parte centrale del corpo della chitarre sono costituiti da un pezzo unico di legno. La parte restante del body viene incollata al manico. Molto più frequente trovare questo tipo di attacco su un basso rispetto a una chitarra.

Sul manico è incollata la tastiera (fretboard): i legni più comuni sono il palissandro (rosewood) e l’acero (maple), ma ci sono tantissime varianti (ad esempio l’ebano).

semiacustica
A differenza delle chitarre elettriche solid body, la chitarra semiacustica presenta dei “buchi” nel corpo (camere tonali), tipicamente visibili attraverso buche ad effe (come quelle dei violini). L’utilizzo più comune delle chitarre semiacustiche è in ambito blues e jazz.

loop effetti, testata, combo, cassa
Il segnale della chitarra entra in un preamplificatore (preamp), passa da un amplificatore di potenza (power amp) e prosegue verso una cassa (cabinet) con dei coni (speaker). Gli speaker da chitarra più diffusi sono da 12 pollici e vengono utilizzati in configurazione 1×12″, 2×12″ oppure 4×12″. Il produttore più famoso di speaker è probabilmente Celestion.

Un amplificatore può essere combo (include tutti i componenti in un unico oggetto), oppure il cabinet può essere separato dalla testata (head). Nella testata troviamo sia il preamplificatore che l’amplificatore di potenza, entrambi gli stadi possono essere a valvole o a transistor. Nel caso del rack anche il preamp e il poweramp sono separati.

Alcuni effetti, come il wah-wah e il compressore, possono o devono essere messi prima del preamplificatore. Altri effetti, come delay e chorus, devono invece intervenire sul segnale già preamplificato. A questo serve il loop effetti: in pratica il segnale viene deviato verso degli effetti, elaborato e poi girato sul percorso originale verso l’amplificatore di potenza. Se proprio volete, immaginatelo come una sessione di trucco&parrucco del suono. Per evitare di complicarvi ulteriormente le idee, eviterei di parlare di loop seriale e parallelo 😉

Se volete approfondire, Wikipedia (meglio quella inglese) è a vostra disposizione.

Tag Technorati: ,

6 commenti/trackback a “G.A.S.”

  1. Fabio13 scrive:

    Leggendo questo post, capisco quanto sia stato fortunato a non appassionarmi alla chitarra elettrica. 🙂

    La cosa che non ho mai capito (sia chiaro, da elettronico e non da appassionato di chitarra) è: perché si parla di classe A, configurazioni single-ended ad alta linearità e tutta una serie di tecnologie di elevata qualità sonora, quando poi gli amplificatori sono progettati in modo da distorcere e modificare il segnale?

    Certo è l’infinita ricerca del trucco&parrucco ottimale, però non mi quadra… 🙂

  2. flod scrive:

    Credo sia un problema di dinamica (il classe A dovrebbe essere più reattivo), senza contare il fatto che è più facile far lavorare le valvole a volumi umani grazie alle potenze ridotte. O forse sono semplicemente di moda gli “ampli boutique in classe A” (ho perso il conto dei mini amp usciti negli ultimi anni: Vox, Cicognani, Mesa, THD, Orange, Peavey).

    Comunque nemmeno io ho tutta questa esperienza in materia di amplificatori valvolari, tant’è che ho sempre usato power amp a transistor (più economici, meno delicati e infinitamente più leggeri) 😉

  3. capemaster scrive:

    (più economici, meno delicati e infinitamente più leggeri)

    Anche di suono però 😛

  4. flod scrive:

    Ovvio, altrimenti dov’era la fregatura? 😉

Trackback e pingback

  1. pseudotecnico:blog » Riassunto delle puntate precedenti
    [...] venduto due delle mie chitarre (Ibanez RG 7 corde e serie S) e acquistato il Blackstar HT-1R (combo valvolare…
  2. pseudotecnico:blog » Di tutto un po’
    [...] notare il cambiamento rispetto a quanto scrivevo 18 mesi fa. Delle cinque chitarre di allora ne sono rimaste solo…

Non è possibile inserire nuovi commenti. I commenti vengono disattivati automaticamente dopo 60 giorni.